Sin dalla prima scena, “Mysterious skin” è un pugno nello stomaco. D’altronde il tema trattato, la pedofilia, non è certo dei più leggeri e sebbene la violenza sia solo suggerita e mai mostrata esplicitamente, il film risulta a tratti davvero disturbante. Gregg Araki, giunto al suo quarto lungometraggio (dopo il clamore suscitato con “Doom generation” nel lontano 1995), sa comunque trattare con notevole maestria una materia così difficile e in alcuni momenti riesce anche a commuovere lo spettatore. In effetti la storia di questi due ragazzini cresciuti nella più sperduta provincia americana non si può certo definire felice. Uno, Neil, è un ragazzo omosessuale che offre le sue prestazioni alle più svariate persone, dai commessi viaggiatori agli impiegati. Per usare le parole della sua migliore amica “Neil ha un buco nero al posto del cuore” e odia tutto ciò che lo circonda. Cerca l’amore ma l’esperienza con il suo coach di baseball lo ha ormai segnato per tutta la vita. L’altro, Brian, il tipico nerd americano, si convince di essere stato rapito dagli alieni, una via di fuga da una realtà molto più materiale e dolorosa, che lo accomuna tragicamente a Neil. Forse l’attenzione è concentrata troppo su quest’ultimo, mentre qualche dettaglio in più sulla storia di Brian (specialmente sul suo travagliato rapporto con il padre) non avrebbe guastato. Ecco, forse sono proprio la voluta (?) mancanza di analisi del contesto familiare ed una certa pesantezza che si può avvertire nella parte centrale del film gli unici difetti di questa interessante opera.
Ovviamente sconsigliato a chi cerca un’ora e mezzo di facile svago.
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