Quando la Pop Culture diventa Mito: l’Archeologia del Futuro e la Religione del Passato

Immaginiamo uno scenario affascinante e paradossale: siamo nel 6024 e un gruppo di archeologi del futuro dissotterra un’enorme biblioteca sommersa, sopravvissuta ai millenni grazie a condizioni climatiche particolarmente favorevoli. Tra i reperti, spuntano copie integre de “Il Signore degli Anelli” di Tolkien, fumetti Marvel e registrazioni olografiche della saga di Star Wars. Accanto a questi, una moltitudine di oggetti “rituali”: action figure di Iron Man, spade laser, anelli d’oro incisi con parole misteriose e un’infinità di gadget con l’effigie di Topolino.

Sarebbe inevitabile, per questi archeologi, attribuire un valore religioso a tali ritrovamenti. Proprio come noi oggi interpretiamo i miti del passato, potrebbero ipotizzare che i personaggi di queste narrazioni fossero figure divine o semidivine, oggetto di culto. Se noi vediamo Zeus, Poseidone ed Ercole come divinità, perché i futuri studiosi non dovrebbero pensare lo stesso di Gandalf, Luke Skywalker e Spider-Man?

Dall’Epica Nerd al Mito Sacro

Gli archeologi del futuro potrebbero notare subito una struttura ricorrente in queste storie. Il Signore degli Anelli, ad esempio, è il classico viaggio dell’eroe con il piccolo Frodo, debole ma determinato, che affronta prove sovrumane per distruggere un oggetto maledetto (il “Sacro Anello”) con l’aiuto di saggi, guerrieri e creature magiche. I parallelismi con le epopee classiche (come l’Odissea o l’Eneide) sarebbero innegabili. Anche la Marvel potrebbe essere interpretata in chiave religiosa. Gli eroi come Thor (che già deriva da un’antica divinità nordica) o Doctor Strange potrebbero essere visti come figure mistiche dotate di poteri divini. La presenza del Multiverso, poi, somiglia ai concetti di realtà parallele presenti in alcune teologie esoteriche. I ritrovamenti di migliaia di “idoli” (action figure) raffiguranti questi personaggi porterebbero inevitabilmente a considerarli oggetti di venerazione. E che dire di Star Wars? Con il suo linguaggio spirituale sulla “Forza” (potere invisibile che unisce tutte le cose), il dualismo Luce/Oscurità e la presenza di “sacerdoti guerrieri” (i Jedi), non è forse un prototipo di religione? Le spade laser, poi, potrebbero essere viste come reliquie rituali, esattamente come i bastoni cerimoniali trovati nelle tombe di re e sciamani antichi.

Un Tempio per il Topo Divino

Un’altra scoperta eclatante potrebbe essere il ritrovamento dei resti di Disneyland. Gli archeologi del futuro, dissotterrando queste strutture, troverebbero torri gotiche (il castello della Bella Addormentata), statue di figure umanoidi (Topolino, Paperino e Pippo) e labirinti simbolici (le attrazioni), tutte caratteristiche associate ai luoghi di culto. La scoperta di innumerevoli oggetti con l’immagine di un “topo con le orecchie tonde” porterebbe a una sola conclusione logica per i ricercatori del 6024: l’umanità adorava una divinità a forma di topo. Non sarebbe assurdo pensare che, per gli archeologi del futuro, Topolino e Paperino siano visti come entità zoomorfe adorate dai “popoli dell’Antico Occidente”.

E se fosse già successo?

Ma se tutto questo fosse già avvenuto nel nostro passato? Forse le divinità che oggi consideriamo tali non fossero altro che protagonisti di narrazioni mitologiche (le “saghe nerd” dell’epoca) diventate “religione” con il passare dei secoli. A questo proposito, prendiamo l’esempio dell’Iliade e dell’Odissea, i celebri poemi attribuiti a Omero. Il primo racconta l’ira di Achille e le vicende dell’ultimo anno della guerra di Troia, mentre il secondo segue i viaggi di Odisseo e il suo ritorno a Itaca. Tuttavia, queste due opere non erano affatto le uniche a trattare la guerra di Troia. Esisteva un “ciclo troiano” — una sorta di “universo condiviso” — composto da vari poemi epici che narravano eventi precedenti e successivi all’Iliade e all’Odissea.

Pensate al Ciclo Troiano come a un Marvel Cinematic Universe dell’antichità. Ogni poema era un tassello narrativo autonomo ma interconnesso con gli altri, esattamente come accade nei film Marvel. Esistevano prequel, sequel e spin-off. Tra questi, i Canti di Cipro fungevano da prologo all’Iliade, raccontando il matrimonio di Peleo e Teti, la contesa tra Era, Afrodite e Atena (la famosa “mela della discordia”) e il rapimento di Elena. Dopo l’Iliade, la storia proseguiva con l’Etiopide, che introduceva personaggi “ospiti” come Pentesilea, regina delle Amazzoni, e Memnone, re d’Etiopia, per poi narrare la morte di Achille. Da lì si passava alla Piccola Iliade, un’opera che raccontava l’inganno del Cavallo di Troia e le tragiche morti che ne seguirono. Molti di questi poemi sono andati perduti, e tutto ciò che rimane di loro sono pochi versi e un riassunto scritto dal grammatico Eutichio Proclo nel II secolo d.C. Senza questo riassunto, il nostro sapere sul Ciclo Troiano sarebbe andato completamente perduto. Pensateci: se oggi perdessimo il 90% dei film Marvel e rimanessero solo Avengers: Endgame e una manciata di trailer, come interpreterebbero il nostro “ciclo narrativo” gli archeologi del futuro? Forse concluderebbero che Thanos fosse una divinità malvagia e Iron Man un eroe salvifico adorato dal popolo. Le analogie non finiscono qui. Come nel Marvel Cinematic Universe, anche gli eroi del Ciclo Troiano hanno le loro “origini” e le loro “saghe personali”. Achille, il più famoso di tutti, ha la sua “trilogia” personale che include i Canti di Cipro (dove viene narrata la sua infanzia e la partenza per Troia), l’Iliade (la sua lotta con Ettore) e l’Etiopide (la sua morte per mano di Paride). Anche Odisseo ha la sua “saga personale” con l’Odissea e il sequel perduto noto come Telegonia, dove suo figlio Telegono, nato dall’unione con la maga Circe, finisce per ucciderlo per errore. Questi archetipi narrativi non sono molto diversi da quelli dei moderni supereroi.

Ma ecco il punto cruciale: ciò che per noi oggi è intrattenimento (film, serie, romanzi) potrebbe essere interpretato in futuro come mitologia o religione. E viceversa, ciò che noi oggi chiamiamo “mitologia greca” potrebbe essere stato, in origine, puro intrattenimento. I Greci dell’epoca arcaica ascoltavano i racconti su Zeus, Eracle e Odisseo come noi oggi seguiamo le avventure di Spider-Man o le imprese dei Jedi. Col tempo, però, queste storie sono state rielaborate e caricate di significati simbolici, venendo interpretate come “verità sacre”. E se accadesse lo stesso ai nostri miti moderni?

Oggi, le saghe di Star Wars, Marvel e Il Signore degli Anelli sono seguite con una devozione quasi religiosa. I fan si riuniscono nei “templi” (cinema, fiere del fumetto e parchi tematici come Disneyland) per partecipare a “riti collettivi” (proiezioni, cosplay, eventi di fandom). Alcuni simboli come la spada laser, lo scudo di Capitan America o l’Anello del Potere sono oggetti “sacri” per i fan, proprio come l’egida di Atena o il tridente di Poseidone erano simboli di potere per gli antichi. Se immaginiamo un archeologo del futuro, è facile vedere come egli potrebbe scambiare tutto questo per una religione. D’altronde, noi oggi facciamo lo stesso con gli antichi miti. Non ci sono prove certe che gli antichi greci venerassero Achille come una divinità, eppure abbiamo accettato l’idea che fosse un “eroe mitologico”. Ma se, 4000 anni fa, Achille fosse stato l’equivalente di un moderno protagonista di una “saga epica” trasmessa oralmente, una sorta di Game of Thrones del mondo greco? Forse stiamo leggendo come “religione” quello che era, in realtà, puro intrattenimento.

In fondo, non è poi così assurdo. Forse, nei secoli a venire, i nostri discendenti troveranno i resti di un parco a tema Disney e lo interpreteranno come un tempio dedicato a un “dio topo”. Forse penseranno che Mickey Mouse fosse una divinità universale, simbolo di gioia e spensieratezza, e che il suo “clero” — i lavoratori del parco con le orecchie da topo — fossero i sacerdoti di un culto globale.Se questa prospettiva vi sembra bizzarra, provate a immaginare di spiegare a un antico greco che Spider-Man e Thor fanno parte dello stesso universo narrativo e che migliaia di persone pagano per guardare le loro “imprese eroiche” in sale buie. Probabilmente vi guarderebbe con la stessa perplessità con cui noi oggi guardiamo chi adorava Zeus, Atena e Afrodite. Forse, in fondo, l’essere umano non ha mai smesso di raccontare storie e costruire mondi epici. Solo che oggi, anziché sedere intorno a un fuoco, ci sediamo in una sala cinematografica o navighiamo su piattaforme di streaming. Ma il desiderio di creare miti — e di trasformarli in verità sacre — è rimasto lo stesso.

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