“Mirai”, diretto da Mamoru Hosoda, è una delle opere più intime e toccanti del regista giapponese, noto per capolavori come Summer Wars, Wolf Children e The Boy and the Beast. Questo film d’animazione, che ha ottenuto una storica candidatura agli Oscar come Miglior Film d’Animazione nel 2019 (prima volta per un film giapponese non prodotto dallo Studio Ghibli), offre uno sguardo sensibile e poetico sulla crescita, la gelosia infantile e il significato della famiglia.
La storia segue Kun, un bambino di quattro anni, la cui vita viene sconvolta dalla nascita della sorellina Mirai. Abituato a essere il centro dell’attenzione dei genitori, Kun si sente improvvisamente trascurato e sviluppa un forte senso di gelosia nei confronti della nuova arrivata. Questo sentimento lo porta a fuggire ripetutamente nel giardino di casa, un luogo che si trasforma in un portale per viaggi straordinari nel tempo e nello spazio. Attraverso questi incontri onirici, Kun si confronta con il passato e il futuro della sua famiglia: il suo cane Yukko in forma umana, la versione adolescente di Mirai, la madre da bambina e persino il bisnonno, un uomo forte e determinato che ha vissuto la guerra. Ogni esperienza gli insegna qualcosa di prezioso su se stesso e sulla sua famiglia, aiutandolo a maturare e ad accettare il cambiamento.
Mamoru Hosoda dimostra ancora una volta la sua maestria nel mescolare il quotidiano con elementi fantastici. La casa di Kun, progettata come una struttura a livelli interconnessi, diventa un simbolo perfetto del viaggio di crescita del protagonista: ogni spazio riflette il suo stato emotivo, le sue paure e le sue conquiste. L’animazione dello Studio Chizu è straordinaria nel dare vita a questi scenari, alternando momenti di realismo dettagliato a sequenze di pura immaginazione, come il viaggio nel treno per la Terra dei Bambini Soli, che richiama suggestioni quasi dantesche. I colori sono vibranti, le espressioni dei personaggi estremamente naturali e il character design, seppur semplice, comunica perfettamente le emozioni di Kun e degli altri protagonisti. La colonna sonora di Masakatsu Takagi accompagna dolcemente la narrazione, accentuando i momenti più commoventi e quelli più giocosi.
Uno degli aspetti più affascinanti di Mirai è la sua capacità di raccontare un tema universale come la crescita attraverso una prospettiva autenticamente infantile. Kun è un bambino capriccioso, a tratti insopportabile, ma anche incredibilmente reale. Hosoda non edulcora l’infanzia, ma ne mostra la complessità: la difficoltà di gestire le emozioni, il bisogno di attenzione, la paura dell’abbandono e, al tempo stesso, la capacità di meravigliarsi e imparare. La relazione tra Kun e Mirai è il cuore pulsante del film. Attraverso i suoi viaggi temporali, Kun comprende che non è solo in un mondo che cambia, ma è parte di una storia familiare più grande. La scena finale, in cui Kun si lascia finalmente guidare dalla sua famiglia verso il futuro, simboleggia la sua accettazione del ruolo di fratello maggiore e il superamento delle sue paure.
Se da un lato Mirai è un film accessibile a tutte le età, la sua narrazione frammentata e il ritmo pacato potrebbero non convincere chi si aspetta un’avventura più convenzionale. Rispetto a lavori come The Boy and the Beast, dove la crescita del protagonista era legata a un percorso di addestramento e scontri spettacolari, qui la maturazione di Kun avviene attraverso momenti più sottili e quotidiani. Per chi ama l’animazione giapponese capace di esplorare l’introspezione e il realismo emotivo, Mirai è un gioiello da non perdere. Ma chi cerca una narrazione più lineare o ricca di azione potrebbe trovarlo meno coinvolgente.
Con Mirai, Mamoru Hosoda conferma il suo talento nel raccontare storie di crescita e trasformazione con un tocco poetico e originale. La sua visione dell’infanzia è profonda e autentica, senza mai cadere nella banalizzazione o nella nostalgia forzata.Non è solo un film sulla gelosia tra fratelli, ma un’opera che celebra la famiglia come un tessuto di storie, emozioni ed esperienze tramandate nel tempo. Un viaggio nel passato, nel futuro e, soprattutto, nel cuore di un bambino.
Aggiungi commento