Avevamo lasciato Michael Mann con l’ottimo Collateral, lo ritroviamo in questo Miami Vice se possibile ancora più maturo e consapevole. Da San Francisco a Miami cambia poco, l’occhio del regista è sempre focalizzato sulla periferia scura e i paesaggi sub-urbani, privilegia i pallidi neon dei club al sole cocente della Florida. Il talento visivo del regista cresce ad ogni nuovo lavoro, sempre più marcato, realistico e “visuale” nel vero senso della parola. Per quanto riguardo lo sviluppo della narrazione, il merito del regista è aver completamente sdoganato Miami Vice dal suo alter ego televisivo, creando un prodotto nuovo e totalmente godibile. Finalmente, mi sento di dire, un prodotto derivato dalla televisione che non ha niente di televisivo. Se vi aspettate un clone della serie tv degli anni ’80 sarete costretti a ricredervi, la Miami assolata, tutta bikini e champagne ha lasciato il posto ad una location oscura, fredda e cinica sin dalle prime battute.
I ritmi sono tutti cinematografici, il film accelera in scene adrenaliniche (ma mai fuori luogo) per poi frenare bruscamente nelle parti più introspettive, che riescono a tratteggiare a fondo i personaggi senza cadere nel clichè. In questo gran parte del merito è del cast, Colin Farrel e Jamie Foxx, perfetti nella parte, sempre nella parte, che riescono ad affrancarsi dal ruolo di bellocci senza paura e dal grilletto facile per dare spazio a personaggi vulnerabili e comunque assolutamente plausibili. Unico cruccio per gli spettatori italiani sarà il non poter godersi il continuo cambio di accento, dall’inglese al creolo passando per lo spagnolo, andato perduto ovviamente in fase di doppiaggio.
In definitiva un ottimo prodotto, di un regista che pellicola dopo pellicola sempre più si sta imponendo come una autentica garanzia di qualità. Un must.