Lupin III piange Monkey Punch

Monkey Punch è lo pseudonimo di Kazuhiko Katō, il notissimo autore della celebre serie manga di Lupin III  ci ha lasciato ieri all’età di 81 anni!

Nato il 26/05/1937 a Hokkaido, ha lavorato per anni come operatore ai Raggi X presso l’ospedale Kushiro Red Cross Hospital, prima di diventare un’icona mondiale del fumetto. Fu proprio il primario dell’ospedale dove lavorava, Shunichi Michishita, ad incoraggiare il giovane Kato a lasciare il proprio lavoro ed intraprendere la brillante carriera di fumettista che lo stava aspettando. A trent’anni, nel 1965, Kato pubblicò la sua prima avventura Playboy Nyumon (Come diventare un playboy) sulla rivista Manga Story, solo nel ’67 si scelse il fortunato nome d’arte Monkey Punch, quando iniziò a lavorare per il magazine Manga Action Weekly. La sua prima serie, dedicata ad un pubblico adulto si intitolava Pinky Punky, in cui una giovane detective privata affrontava conturbanti avventure contro uno strano scienziato pazzo pervertito.  La serie non ebbe un grandissimo successo ma fu un ottimo allenamento per il suo lavoro successivo, una nuova serie che avrebbe reso Monkey Punch noto a tutto il modo. Nel 1967 nacque il manga di LUPIN III, la saga di un ladro gentiluomo di origine francese che per 5 anni tenne sospeso il pubblico nipponico.

Dalla fine degli anni ’60 ad oggi, Lupin III è stato il protagonista di ben cinque serie animate (l’ultima è andata in onda nell’autunno del 2018), di 10 lungometraggi animati e numerosissimi special televisivi. Monkey Punch ne ha seguito lo sviluppo fino al 1985, per poi lasciare il suo fumetto ad altri autori.

Più volte ospite in Italia, nel 1994 fu l’autore di un inedito albo “Alis Plaudo” scritto in concomitanza della fiera del Fumetto “Lucca Comics”, un’avventura italiana per Lupin III che servì da lancio per l’edizione italiana della seconda serie del Manga. Nel 2001, fu ospite del Festival del Fumetto e dell’Animazione di Romics, evento nel quale Monkey Punch ha incontrato dal vivo il suo pubblico italiano, regalandoci uno dei momenti più significativi del panorama otaku italiano.

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