L’uomo di Atlantide (serie televisiva)

Il mare, l’oceano, gli abissi marini, hanno sempre affascinato la fantasia di molti scrittori, come ad esempio Jules Verne in “20,000 Leghe sotto i mari”, dove all’interno del Nautilus, il sottomarino comandato dal principe Dakar, alias il Capitano Nemo, si vivono  mille avventure subacquee. Il vasto e sconfinato blu, con i suoi misteri e le sue creature che sembrano uscite da racconti fantastici, come il mito di “Scilla e Cariddi”, il “megalodonte”, ha riempito pagine e pagine di libri, fumetti, visto la realizzazione di serie televisive e film; ma più di tutti, gli abissi marini hanno affascinato per la leggenda e il mistero più grande: la mitica “Atlantide”, il continente perduto sprofondato negli abissi citato dal grande filosofo Platone. Su questo argomento poi sono innumerevoli le opere che sono state realizzate sulla di lei “mitica civiltà”; specialmente in questi giorni che nelle sale cinematografiche è uscito il lungometraggio del personaggio dei fumetti DC Comics “Acquaman”. Una di queste opere, di cui voglio parlarvi, è una serie televisiva americana di fine anni settanta “Man from Atlantis”, qui da noi conosciuta come “L’Uomo di Atlantide”.

Questa serie venne prodotta dalla Solow Production Company, con protagonista Patrick Duffy, famoso per aver interpretato la serie televisiva “Dallas”, “Una Bionda per Papà” e alcune apparizioni in “Beautiful. Nonostante le premesse, pur avendo una buona trama e anche discreti effetti speciali per l’epoca, vennero realizzati solo 17 episodi, finiti i quali venne successivamente cancellata definitivamente dal network. Qui in Italia venne trasmessa nei primi anni ottanta sulle reti nazionali di Canale 5 e poi alcune sporadiche visioni su reti locali.

Durante un’esplorazione subacquea, il sottomarino “Cetaceo”, un avveniristico veicolo, creato per le esplorazioni dei fondali marini, al comando della Dottoressa Elizabeth Merrill, rileva una strana creatura marina, dopo non poche difficoltà, la creatura viene portata a bordo e fu così che l’equipaggio fece una scoperta incredibile. Infatti la Dottoressa Merrill e gli altri membri del Cetaceo rimangono sbalorditi, in quanto la misteriosa creatura altri non è che un essere umano, ma la cosa più incredibile è che si trovano ad una profondità tale che nessun sub sarebbe mai riuscito a raggiungere, ma egli non solo non subisce gli effetti della decompressione, ma non ha bisogno di nessuna attrezzatura da sub; l’uomo inoltre dichiara di non rammentare nulla del suo passato tranne il nome Mark Harris, e l’unica cosa che sa è che ogni volta che lui si tuffa in mare, acquisisce abilità particolari, oltre a respirare sott’acqua senza bombole e a resistere alla pressione dei fondali, nelle sue mani, che sulla terraferma sono normali, appena si immerge, spuntano delle membrane, diventando così palmate e dandogli una velocità nell’acqua tale da poter battere un motoscafo fuoribordo, un po’ come Acquaman e Namor.

La dottoressa Merrill ipotizza che Mark Harris possa essere un sopravvissuto della mitica Atlantide, il misterioso continente perduto. Mark decide così di accettare la proposta della dottoressa Merrill e di aiutare lei e l’equipe del Cetaceo per l’esplorazione delle profondità degli abissi della fauna e della flora marina, e di difenderla da personaggi senza scrupoli che vogliono sfruttare le risorse marine per i loro loschi scopi, primo tra tutti il malvagio signor Schubert.

Una serie che a parer mio aveva grandi potenzialità, se il network ci avesse creduto un po’ di più, oppure l’accoglienza dei fan fosse stata più numerosa, magari non sarebbe stata interrotta lasciando molti interrogativi in sospeso e magari avrebbero potuto stanziare un budget più alto così da rendere la trama e gli effetti speciali molto più interessanti. Un vero peccato perché l’oceano è sempre un argomento affascinante, per realizzare storie avventurose.

 

 

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