Pensando alle immagini colorate e dense di significato socio- antropologico che riempiono ancora gli occhi e la mente e che abbiamo assorbito essendo spettatori delle sfilate dei cosplayer non si può non notare, ancora, quanto il fumetto sia dentro le logiche percettive di chi lo fruisce, in quanto agente che influenza in maniera più o meno forte modi di atteggiarsi.
È probabile che tutto ciò dipenda proprio dalla sua natura di “ERMAFRODITA CULTURALE” (citando la frase di Sergio Brancato nel libro “ un secolo di fumetto”, Tunuè), ossia di fenomeno non definibile secondo una serie unica di parametri. In definitiva non esiste una parola o gruppo di parole altre, che possa contribuire a dire che cosa sia il fumetto. Neanche attraverso tutti gli studi proposti. Cristante parla del fumetto come di un “medium mutante”. Sostanzialmente ha ragione.
Ed in questo, è insita, a mio avviso, quella che è la caratteristica fondante di questo medium, ossia la sua intrinseca dinamicità che, in una sorta di vortice continuo, permea tutte le correnti comunicative, culturali, sociali e politiche, mischiando elementi di un fenomeno passato con principi di una idea attuale e dando luogo a una continua sperimentazione, non sempre in linea con le precedenti, ma sicuramente sempre innovativa. Forse, come diceva Gardino, è vero che il fumetto possa essere ritenuto un mezzo di comunicazione “anarchico”, dato che può essere prodotto anche se non viene pubblicato e dato anche il suo carattere ambiguo, di fenomeno non definibile. L’unica cosa puntualmente circoscritta, però, è la sua dimensione di “magazzino culturale” cui tutti gli altri media attingono, in una costante ansia da prestazione, per rinnovarsi periodicamente.
E forse questa può essere ritenuta la sua più grande virtù, poiché nel riappropriarsi dei propri mondi, dati in prestito al “sistema dei media”, il fumetto usufruisce delle nuove arie che rimangono legate a qui dati elementi, utilizzandole e riutilizzandole, in un gioco di riferimenti e citazioni continue. In conclusione, per poter parlare organicamente di fumetto, a mio avviso, non bastano 100 anni di storia passata, perché è in questo periodo, momento storico che dir si voglia, che questo medium sta acquistando finalmente una sua dimensione completa e totale ( può sembrare paradossale, visto che siamo tuttora in epoca di cambiamenti) che lo porterà a gettare le basi di una sua identità più completa e quindi, maggiormente definibile. Qualunque discorso attualmente si voglia fare, deve tenere presente la natura fluida e fluttuante, perchè ancora in evoluzione, di questo particolare medium che affascina grandi e piccini, in un insieme di infanzia e senescenza.
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