Nel vasto panorama del cinema fantascientifico, pochi film riescono a evocare con altrettanta forza un immaginario tanto ricco di avventure spaziali e dinamiche familiari come Lost in Space – Perduti nello spazio, diretto da Stephen Hopkins. Basato sull’omonima serie televisiva degli anni ’60, questo adattamento cinematografico riporta in vita le avventure della famiglia Robinson, offrendo una narrazione avvincente, ricca di colpi di scena e atmosfere futuristiche, pur non riuscendo a raggiungere le vette dei capolavori del genere come Star Wars o il riavvio di Star Trek .
Il film si ambienta in un futuro non troppo lontano, nel 2058, quando la Terra si trova sull’orlo del collasso a causa di un inquinamento atmosferico devastante. In questo contesto di crisi, lo scienziato John Robinson (interpretato da William Hurt) è il capo di una missione destinata a salvare l’umanità. Insieme alla moglie Maureen (Mimi Rogers) e ai loro tre figli, Judy (Heather Graham), Penny (Lacey Chabert) e il giovane prodigio Will (Jack Johnson), la famiglia viene selezionata per viaggiare verso Alpha Prime, un pianeta lontano considerato l «Ultima speranza per il genere umano. A bordo della Jupiter II , la loro missione è quella di completare la costruzione di un portale per l’iperspazio, permettendo così l’esodo degli abitanti della Terra verso un nuovo mondo abitabile.
L’inizio del viaggio, tuttavia, non è privo di imprevisti. Il maggiore Don West (Matt LeBlanc) viene assegnato come pilota della Jupiter II , sostituendo il pilota originario ucciso dai membri della Rivolta Globale, un gruppo terroristico che si oppone alla missione. Ma il vero pericolo si annida a bordo della stessa nave: il dottor Zachary Smith (Gary Oldman), una spia al soldo dei terroristi, sabota il robot di bordo prima del lancio. Tuttavia, Smith viene tradito dai suoi stessi mandanti e, rimasto incosciente sulla nave, si ritrova involontariamente coinvolto nel viaggio.
È a questo punto che il film comincia a intrecciare la sua trama ricca di tensione. Quando il robot sabotato si attiva e inizia a distruggere i sistemi della Jupiter II, la famiglia Robinson e Don West sono costretti a combattere per la propria sopravvivenza. Grazie all’intervento tempestivo di Smith, l’equipaggio si risveglia dall’ibernazione e riesce a disattivare il robot, ma il danno è fatto: la nave si trova ora in rotta di collisione con il Sole. Costretti a utilizzare il motore per l’iperspazio senza il portale che ne guidi la traiettoria, i Robinson si ritrovano dispersi in una regione inesplorata dell’universo, dando il via a una serie di incontri e scoperte che sfidano le leggi dello spazio e del tempo .
Uno degli elementi più affascinanti di Lost in Space è la continua tensione tra la sopravvivenza dell’equipaggio e le forze ostili che si incontrano. Quando scoprono due navi abbandonate in orbita, tra cui la Proteus , una nave terrestre proveniente dal futuro, il film introduce il concetto di portali temporali, una trovata narrativa che aggiunge ulteriore profondità alla storia. La presenza di creature aliene simili a ragni, responsabili della distruzione della Proteus , intensifica il senso di pericolo costante, rendendo la lotta per la sopravvivenza ancora più disperata.
Il personaggio di Will Robinson, interpretato con bravura da Jack Johnson, diventa centrale nella seconda parte del film. La sua capacità di controllare il robot da remoto e la sua brillante intuizione sul funzionamento dei portali temporali lo rendono il cuore pulsante della trama, ponendo al centro la questione del rapporto tra padre e figlio. John Robinson, interpretato con sobrietà da William Hurt, deve confrontarsi non solo con le sfide esterne, ma anche con le proprie insicurezze e il peso delle responsabilità verso la sua famiglia.
Ma è Gary Oldman nel ruolo del dottor Zachary Smith a rubare la scena. Il suo personaggio, intriso di ambiguità morale e doppiogiochismo, diventa sempre più minaccioso man mano che la trama si dipana, fino a subire una trasformazione fisica e mentale in un’inquietante creatura aracnoide, frutto di un’infezione aliena. La sua evoluzione lo porta a rappresentare una minaccia sia fisica che esistenziale per la famiglia Robinson, culminando in un epico confronto finale con John Robinson, in cui le distorsioni temporali e le macchine di Smith raggiungono il loro apice.
Dal punto di vista visivo, Lost in Space è un vero e proprio spettacolo per gli occhi. Le scene d’azione nello spazio, il design delle navi e delle creature aliene, e le sequenze che coinvolgono il robot sono realizzate con grande cura, garantendo un impatto visivo notevole. Nonostante alcuni difetti narrativi e una durata che potrebbe sembrare eccessiva, il film riesce a bilanciare momenti di pura adrenalina con sequenze più intime, in cui i personaggi cercano di sviluppare relazioni autentiche.
Tuttavia, nonostante le sue numerose qualità, Lost in Space non è privo di difetti. Le interpretazioni, pur efficaci, non brillano per intensità, fatte eccezione per Gary Oldman e un sorprendentemente divertente Matt LeBlanc. Inoltre, la parte centrale del film soffre di un rallentamento del ritmo, concentrandosi sui personaggi in modo forse troppo prolisso, interrompendo la frenesia dell’azione. Questo stacco narrativo, pur necessario per approfondire le dinamiche familiari, rischiando di allontanare lo spettatore più attratto dall’azione spettacolare.
Lost in Space – Perduti nello spazio è un film di fantascienza che, pur non raggiungendo i vertici dei classici del genere, offre un’avventura coinvolgente e ben realizzata. La sua forza risiede in un mix riuscito di azione, tensione e scoperte fantascientifiche, che lo rendono un’opera godibile e travolgente. Con una trama che unisce esplorazione spaziale, viaggi nel tempo e lotte per la sopravvivenza, il film di Stephen Hopkins si ritaglia uno spazio nel cuore degli appassionati del genere, offrendo un’esperienza cinematografica che, nonostante i suoi limiti, merita senza dubbio una visione .
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