In un tempo imprecisato, su un’isola senza nome, l’intera popolazione inizia a perdere progressivamente la memoria. È come se un’inspiegabile epidemia della memoria colpisse la comunità, facendo scomparire l’idea di qualcosa, e quindi l’oggetto stesso. Giorno dopo giorno, l’epidemia afferra tutto e tutti. Una notte, un guizzo improvviso: gli uccelli cessano di esistere, cancellati dalla mente collettiva, vibrano nell’aria come meteore senza significato. Cosa erano le fotografie e i francobolli? E i frutti del bosco e le caramelle? Il suono di un carillon, il profumo delle rose? Dimenticati, i fiori vengono gettati nel fiume, per liberarsi di ciò che è ormai inutile. Gli abitanti dell’isola non ricordano più i traghetti, non sanno più come andarsene. Dimenticano come usare gambe e braccia, diventano incapaci di muoversi. Bruciano i libri su un rogo, per disfarsi di quei misteriosi oggetti di carta che nessuno sa più utilizzare. La Polizia Segreta vigila sull’oblio collettivo, perseguitando chi, per cause misteriose, non riesce a dimenticare. Sorvegliano e perseguitano chi dei libri vorrebbe ancora servirsi, come un’autrice e il suo editore, impegnati a difendere la memoria attraverso la narrazione scritta, ultimo baluardo contro la cancellazione della coscienza.
Nell’Isola dei senza memoria, Yoko Ogawa dipinge un quadro agghiacciante in cui la dimenticanza diventa un regime totalitario, un sistema di sorveglianza che ricorda le migliori distopie e le peggiori deviazioni della realtà. Una fiaba allegorica e oscura, terribilmente vera, che esplora il potere della memoria e la devastazione provocata dalla sua perdita, equiparata alla perdita dell’umanità stessa. La speranza della letteratura emerge come ultima traccia del nostro labile passaggio sulla Terra. Yoko Ogawa scrive il surreale libro nero di un mondo in cui il divenire è svuotamento e la vita persecuzione; in cui alienazione e separazione dal senso sono le uniche costanti nel buio grottesco della natura umana.
Il tema centrale del romanzo è la perdita. “Perdere” è un verbo denso di sfumature: si possono perdere cose insignificanti, idee, pensieri e, purtroppo, anche persone. Ogni perdita porta con sé un cambiamento tangibile nella vita di una persona. Come reagirebbe, quindi, un’intera popolazione a una perdita costante e inesorabile? L’autrice descrive accuratamente cosa accade quando qualcosa scompare. La gente è sconvolta e rassegnata, pronta a sbarazzarsi di ciò che ha perso e a trovare nuovi equilibri, inevitabilmente privandosi di una parte di sé, della propria memoria. Cosa si prova quando si perde la memoria? E cos’è la memoria? Si può sopravvivere senza di essa? Questi sono gli interrogativi a cui Ogawa cerca di rispondere man mano che la narrazione e le vite dei personaggi procedono.
Dei due principali protagonisti, non si sa molto. La donna, una scrittrice, è caratterizzata da pochi dettagli legati al suo passato e da un forte altruismo. L’uomo, invece, è definito dalla sua capacità di ricordare ciò che scompare e, per questo, deve nascondersi dalla polizia segreta. Questi due personaggi, fragili come statue di cristallo, non riescono a creare un legame empatico con il lettore.
La narrazione procede spedita con una prosa secca, asciutta, ricca di frasi a effetto. Tuttavia, molte domande restano senza risposta, lasciando un senso di amarezza nel lettore.
L’Isola dei senza memoria è un romanzo originale e coraggioso, che lascia al lettore un forte senso di inquietudine e un importante insegnamento: apprezzare tutto ciò che si ha nel momento in cui lo si ha.
Yoko Ogawa è una delle più importanti scrittrici giapponesi contemporanee. Tra le sue opere tradotte in italiano, pubblicate da Il Saggiatore, troviamo La Casa della luce (2006), La formula del professore (2008), Hotel Iris (2009), Profumo di ghiaccio (2009), Vendetta (2014) e Nuotare con un elefante tenendo in braccio un gatto (2015).
Aggiungi commento