Nel mondo odierno, l’intelligenza artificiale (IA) è diventata uno degli argomenti più discussi e, allo stesso tempo, uno dei più fraintesi. Con il suo costante sviluppo, l’IA promette di rivoluzionare innumerevoli aspetti della vita quotidiana, ma purtroppo viene spesso mal interpretata dai media, dai suoi utenti e dai creatori di contenuti, dando vita a una serie di equivoci che confondono le sue reali capacità. A fare luce su queste contraddizioni e a sfatare i miti che circondano l’IA ci pensa Giovanni Scafoglio con il suo saggio L’intelligenza artificiale non esiste, pubblicato da Il Randagio Edizioni, che segna il culmine di oltre tre anni di studi sul campo e di una riflessione critica su uno degli aspetti più dibattuti della nostra era tecnologica.
Sin dalle prime pagine, Scafoglio punta il dito contro l’uso improprio del termine “intelligenza artificiale”, che spesso viene utilizzato in modo generico, senza una comprensione adeguata delle sue implicazioni. In particolare, l’autore distingue tra l’intelligenza artificiale tradizionale e quella generativa, quest’ultima ormai al centro di un crescente dibattito. Con la sua analisi, Scafoglio invita il lettore a riflettere su come la parola “intelligenza” sia spesso ridotta a una semplice metafora commerciale, creando illusioni riguardo a capacità cognitive che, nella realtà, l’IA non possiede. Piuttosto che essere una forma di “intelligenza” nel senso umano del termine, l’IA è, secondo l’autore, una combinazione di algoritmi sofisticati che, pur essendo avanzati, non sono davvero capaci di pensare o comprendere come farebbe una mente umana.
Un tema cruciale che emerge nel saggio è il pericolo della disinformazione alimentata dalle fake news e dai modelli algoritmici che, grazie a una gestione sempre più automatizzata dei flussi informativi, danno vita a quella che Scafoglio definisce algoritmocrazia. Con l’ascesa di questi sistemi che predicono e manipolano i comportamenti degli utenti, l’autore solleva preoccupazioni riguardo ai bias ideologici che si diffondono tramite le IA. In particolare, esplora come la cultura woke e la cancel culture vengano amplificate dagli algoritmi, spingendo le piattaforme digitali a controllare la narrazione in modo pericolosamente selettivo, condizionando così l’opinione pubblica.
Un altro capitolo particolarmente scottante riguarda la censura preventiva applicata dai modelli linguistici e generativi di IA. Scafoglio esamina come questi strumenti, progettati per limitare contenuti problematici, abbiano finito per modificare o addirittura rimuovere opere d’arte iconiche, come le copertine di album leggendari di John Lennon e Jimi Hendrix, a causa di presunti standard morali o per evitare potenziali controversie. La riflessione dell’autore è diretta: sebbene la censura possa sembrare una protezione, essa rappresenta una minaccia alla libertà di espressione e alla varietà culturale. Limita l’accesso a opere che hanno fatto la storia della musica e, più in generale, della cultura popolare.
Nonostante la sua critica alla gestione irresponsabile dell’IA, Scafoglio non condanna la tecnologia in sé. Piuttosto, l’autore invita a una riflessione profonda sull’uso consapevole degli strumenti tecnologici. Le IA, secondo lui, non sono intrinsecamente malvagie, ma bisogna imparare a comprenderle, gestirle e, soprattutto, ad utilizzarle in modo critico. Un aspetto interessante che Scafoglio introduce è quello dei “pappagalli statistici”, una metafora con cui descrive le IA. Questi sistemi, pur elaborando enormi volumi di dati, non sono in grado di “pensare” nel modo in cui lo fa un essere umano. Sono solo strumenti che imitiamo la cognizione umana senza però possederne la profondità.
Il cuore del libro, però, ruota attorno alla proposta di una figura fondamentale per il futuro della tecnologia: i “sussurratori di macchine”. Si tratta di esperti capaci di comprendere il linguaggio delle IA e di interagire con esse in maniera consapevole e critica. Questa figura, secondo Scafoglio, è essenziale per evitare che la tecnologia diventi un fine a sé stessa, distante e scollegata dal contesto umano e sociale. I sussurratori rappresentano, quindi, un punto di mediazione tra l’uomo e la macchina, rendendo possibile un’interazione più equilibrata e consapevole con queste potenti tecnologie.
Giovanni Scafoglio, già noto per i suoi lavori provocatori e innovativi, non è nuovo a sfidare i confini tra tecnologia, arte e narrazione. Con Il Sacro Profano aveva già sorpreso il pubblico, integrando l’IA per rendere fruibili contenuti in realtà aumentata e NFT all’interno del libro, un progetto pionieristico che aveva catturato l’attenzione dei lettori. Inoltre, la sua collaborazione con l’artista giapponese Myoujiu per la creazione di Dismaland iA, una graphic novel che esplora il lato oscuro delle fiabe, ha continuato a esplorare il lato più inquietante della tecnologia.
L’intelligenza artificiale non esiste è già disponibile in pre-ordine e sarà nelle librerie a partire da gennaio 2025. Questo saggio rappresenta un’opera fondamentale per chi desidera comprendere la vera natura dell’intelligenza artificiale, una tecnologia che, pur avendo il potenziale di rivoluzionare il mondo, deve essere affrontata con consapevolezza e attenzione. Con questo libro, Giovanni Scafoglio ci invita a mettere in discussione non solo il nostro rapporto con la tecnologia, ma anche le narrazioni che costruiamo attorno ad essa, nella speranza di riuscire a usare l’IA in modo più responsabile e critico.
Per maggiori informazioni sull’autore e sul libro, è possibile visitare il sito web di Giovanni Scafoglio e la pagina dedicata a L’intelligenza artificiale non esiste su Il Randagio Edizioni.
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