Oklahoma, anni ’30. La polvere avvolge tutto, il sole è solo un ricordo lontano e l’aria sembra carica di presagi funesti. In questa terra desolata, la famiglia Bellum cerca di sopravvivere. Margaret (Sarah Paulson), insieme alle figlie Rose (Amiah Miller) e Ollie (Alona Jane Robbins), si occupa della fattoria mentre il marito è lontano, in cerca di lavoro. Il Dust Bowl non lascia tregua e la loro condizione è già di per sé un incubo ad occhi aperti. Ma il vero orrore si manifesta quando uno sconosciuto (Ebon Moss-Bachrach) si presenta alla loro porta, insinuandosi nella loro routine come un serpente pronto a mordere.
“Hold Your Breath” non è solo una storia di sopravvivenza contro la natura avversa. L’elemento soprannaturale si insinua con la stessa subdola lentezza con cui la polvere si accumula sugli oggetti dimenticati. La narrazione si sposta presto su un registro più inquietante e claustrofobico, con un richiamo ai classici horror in cui il male non è solo “là fuori”, ma è già entrato in casa.
Il film parte con una sottotrama parallela che sembra uscita direttamente da un racconto di Stephen King: in un carcere di massima sicurezza, Van Hausen, un predicatore divenuto serial killer, viene giustiziato sulla sedia elettrica. Ma come spesso accade in questi racconti, la morte non è la fine. Mentre il suo corpo viene sepolto nel cimitero vicino, la sua anima resta in agguato, pronta a tornare. E quale miglior modo di farlo se non attraverso il corpo di qualcuno?
Il Weekend da Incubo di un Gruppo di Adolescenti
Il passaggio dall’atmosfera polverosa e seppia dell’Oklahoma agli eventi più “classici” dell’horror slasher è spiazzante ma efficace. Un gruppo di ragazzi (Jerry, Johnny, Natasha, Samantha, Tony, Heath e Kyle) decide di trascorrere un weekend lontano dal mondo. Per vivere l’avventura in stile “off the grid”, chiudono i cellulari in macchina e partono. La scelta si rivelerà disastrosa.
Attraversando un cimitero, uno dei ragazzi lancia la classica sfida da film horror: “Trattenete il respiro, altrimenti un’anima malvagia potrebbe entrare in uno di voi.” Peccato che Kyle non ci riesca. Da quel momento in poi, l’atmosfera si fa pesante. I ragazzi, ignari di ciò che sta accadendo, si avventurano nei pressi di un carcere abbandonato (spoiler: è lo stesso dove Van Hausen è stato giustiziato). Qui, uno dopo l’altro, i membri del gruppo iniziano a cadere vittime di una forza misteriosa. Lo spirito del predicatore defunto, capace di passare da un corpo all’altro, inizia a mietere vittime, portando il caos e la paranoia tra i protagonisti.
Sarah Paulson: La Regina dell’Orrore Torna a Casa
Il punto di forza di “Hold Your Breath” è senza dubbio Sarah Paulson. L’attrice, già nota al pubblico per le sue interpretazioni in “American Horror Story”, torna a interpretare un ruolo che le calza a pennello: una donna al limite, costretta a confrontarsi con una realtà che le sfugge di mano. La sua interpretazione di Margaret è un esempio di come l’horror psicologico possa essere efficace anche senza jumpscare gratuiti. La Paulson ci fa sentire ogni grammo della sua sofferenza, il suo respiro affannoso diventa il nostro, e il confine tra la realtà e l’allucinazione diventa sempre più sottile.
Il suo trauma non è solo personale, ma collettivo. La sabbia del Dust Bowl che invade la casa è il simbolo di una natura che si ribella all’uomo. La terra si fa vendicatrice, una forza ostile che si manifesta con tempeste di sabbia quasi demoniache. Questa simbologia è forte, e la regia di Karrie Crouse e Will Joines la sfrutta appieno, rendendo il paesaggio infernale e l’atmosfera opprimente. La fotografia di Zoë White, con i suoi toni seppia, trasforma la polvere in una presenza fisica, tangibile.
Un Esercito di Talenti Dietro la Macchina da Presa
Oltre a Sarah Paulson, il cast include Ebon Moss-Bachrach, che passa con naturalezza dall’essere Richie in The Bear a uno sconosciuto inquietante e pericoloso. Anche Annaleigh Ashford (nel ruolo di Esther, la sorella di Margaret) e Amiah Miller offrono performance convincenti, aggiungendo spessore a una storia che altrimenti rischierebbe di cadere in cliché già visti.
Il team creativo di “Hold Your Breath” è un vero e proprio dream team del thriller psicologico. Con la regia di Karrie Crouse e Will Joines, supportata dalla fotografia di Zoë White (The Handmaid’s Tale), il montaggio di Brian A. Kates (La fantastica signora Maisel) e il design visivo supervisionato dal VFX supervisor Dale Fay (Io, robot), tutto sembra essere al posto giusto. L’atmosfera è pesante e opprimente, come dovrebbe essere in un horror psicologico.
Ma Funziona Davvero?
Purtroppo, non tutto è oro (o polvere d’oro, in questo caso). Se il lato estetico e la performance degli attori sono punti di forza, la trama, pur partendo da un’idea intrigante, scivola spesso su cliché fin troppo prevedibili. Il “gioco degli indizi” che dovrebbe portare allo sconvolgente colpo di scena finale è talmente palese che, per chi mastica il genere horror, risulta subito chiaro chi sarà il “sopravvissuto” e chi no.
La figura del killer-spirito che passa da un corpo all’altro non è nuova (qualcuno ha detto Fallen con Denzel Washington?), e le dinamiche da “gruppo di amici in pericolo” ricordano le trame viste in decine di slasher movie anni ’90. Anche la scena nel carcere abbandonato sembra ricalcare i passaggi classici del genere. L’elemento psicologico avrebbe potuto essere un punto di forza, ma il tema della paranoia “in casa propria” resta accennato senza essere mai davvero esplorato.
Verdetto Finale
“Hold Your Breath” è un film con due anime. Da una parte, c’è il racconto intimo e psicologico di una madre (Paulson) che deve affrontare le sue paure più profonde in un contesto di degrado e isolamento. Dall’altra, c’è il classico horror “fantasma nel corpo” che strizza l’occhio agli slasher più comuni. Peccato che i due filoni non riescano a fondersi in modo davvero efficace.La parte visiva e la fotografia di Zoë White sono di altissimo livello, così come le performance degli attori principali. Ma la prevedibilità della trama e l’uso di cliché già visti in mille altri film impediscono a “Hold Your Breath” di essere ricordato come un cult. Resta comunque un’esperienza visivamente affascinante, con momenti di forte tensione, grazie alla sempre magistrale Sarah Paulson. Se amate l’atmosfera da incubo polveroso e non vi dispiacciono gli horror prevedibili, “Hold Your Breath” merita una visione. Ma se siete in cerca di qualcosa di innovativo, potrebbe lasciarvi con l’amaro in bocca. Una volta terminato, potreste accorgervi che, in realtà, non avete mai davvero trattenuto il respiro.
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