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Le terme degli scavi di Pompei

Quando pensiamo alla vita quotidiana degli antichi romani, una delle prime immagini che ci viene in mente è quella delle terme. Questi luoghi di divertimento, tra i più amati dai cittadini, non erano solo destinati alla cura del corpo e al relax, ma anche alla convivialità, agli affari, alla politica e all’amore. Le terme erano infatti il centro nevralgico della vita sociale romana, frequentate da uomini e donne di ogni ceto e condizione, spesso quotidianamente. Anche a Pompei, la città sepolta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., possiamo ancora oggi ammirare le tracce di questa cultura termale, che ci racconta molto della mentalità e delle abitudini dei suoi abitanti.

A Pompei sono stati rinvenuti almeno tre stabilimenti termali pubblici: le Terme del Foro, le Terme Stabiane e le Terme Suburbane. Le prime erano le più grandi e prestigiose, situate nel cuore della città, vicino al foro, il luogo in cui si svolgevano le principali attività politiche, economiche e religiose. Le seconde erano le più antiche, risalenti al II secolo a.C., e si trovavano nella zona sud-orientale della città. Le ultime erano le più nuove, costruite poco prima dell’eruzione, e si affacciavano sul mare, nella zona nord-occidentale.

Le terme romane erano composte da diverse sale, ognuna con una funzione specifica.

La più importante era il calidarium, la sala calda, dove si faceva il bagno in una vasca di acqua calda, riscaldata da un sistema di tubature sotterranee chiamato hypocaustum. Qui si poteva anche sudare in una sorta di sauna, chiamata laconicum, e usufruire dei servizi di barbieri, massaggiatori e unguentari, che offrivano vari trattamenti di bellezza. Il calidarium era seguito dal tepidarium, la sala tiepida, dove si poteva fare un bagno in una vasca di acqua tiepida, e dal frigidarium, la sala fredda, dove si poteva fare un bagno in una vasca di acqua fredda, per tonificare il corpo e chiudere i pori. Altre sale erano il palaestra, il cortile per gli esercizi fisici, il natatio, la piscina all’aperto, e l’apodyterium, lo spogliatoio, dove si lasciavano i vestiti in appositi armadietti.

Le terme più antiche, come le Terme Stabiane, erano divise in una zona maschile e una femminile, per garantire la separazione dei sessi. Ma in un secondo momento, questa divisione architettonica fu abolita, e si passò probabilmente a una divisione per orario, che però non impediva gli incontri clandestini tra uomini e donne. Le terme, infatti, erano anche luoghi di corteggiamento e di trasgressione, dove si potevano consumare relazioni amorose, anche extraconiugali, o pagare i servizi di prostitute e prostituti. Le terme erano anche luoghi di cultura e di svago, dove si potevano leggere libri, ascoltare musica, assistere a spettacoli, giocare a dadi o a scacchi, o semplicemente chiacchierare con gli amici.

Le terme a Pompei erano terme pubbliche, cioè aperte a tutti e a pagamento. Il prezzo del biglietto era molto basso, di solito un quadrante, la moneta più piccola in circolazione, equivalente a un quarto di asse. Ma le ville romane più grandi e lussuose, come la Villa di Poppea di Oplonti, erano dotate di terme private, che indicavano il massimo del comfort e del prestigio. Queste terme erano spesso decorate con mosaici, affreschi e statue, che esaltavano la bellezza del corpo umano e la gioia di vivere.

Tra le terme più visitate oggi, ci sono le Terme del Foro, che ci offrono uno spaccato della vita termale romana. La zona meglio conservata è la sezione maschile, dove possiamo ancora ammirare le decorazioni in stucco del tepidarium e del calidarium, e la grande vasca del frigidarium, che poteva contenere fino a dieci persone. Delle terme Suburbane, è curioso e particolarmente interessante, scoprire le decorazioni sopra gli armadietti degli spogliatoi. Su ogni armadietto è dipinta una scena erotica abbastanza esplicita. Probabilmente il gestore delle terme, voleva aggiungere un elemento osè per richiamare i clienti.

Questa nuova moda si era diffusa in epoca imperiale e scandalizzava molti, ma come si è sempre detto, il commercio richiede innovazione e già allora l’ingegno dei proprietari, faceva la sua parte.

Redazione

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