Il ‘giorno dei morti’ svela il suo lato più oscuro e sinistro nel cuore di Matera. Questa città, con i suoi vecchi rioni scavati nel cuore del tufo, si trasforma in un luogo inquietante e spaventoso durante questa ricorrenza. Gli abitanti di Matera prendevano sul serio la commemorazione dei defunti, vietando ogni forma di festeggiamenti, danze o canti già nei giorni precedenti. La città doveva rimanere immobile, avvolta in un silenzio che creava un’atmosfera di raccoglimento e preghiera. Nelle chiese, bare avvolte in teli neri venivano allestite a simboleggiare la morte. Ma ciò che succedeva nelle notti tra l’1 e il 2 novembre era ancora più inquietante: secondo le credenze popolari, antiche processioni di defunti attraversavano i vicoli della città. Anime del Purgatorio camminavano lentamente, in silenzio, reggendo candele accese, dal Vecchio Cimitero comunale fino a scomparire nel buio.
Impossibile non imbattersi, camminando per le tenebrose strade dei vecchi rioni, in “ombre” o, peggio ancora, “malombre”. Le anime dei morti invitavano a cambiare strada, come se avvertissero del pericolo imminente. Si racconta che nei quartieri colpiti da lutti recenti, apparisse di frequente l’ombra di un monaco vestito di bianco, o in altri casi, sulla discesa che portava alle “Scale di Sant’Antonio”. Chiunque si avventurasse di notte nei Sassi di Matera, sapeva che stava per immergersi in uno dei luoghi più suggestivi ma anche più inquietanti al mondo. Anfratti, grotte, vicoli labirintici, silenzio, luci soffuse e l’oscuro abbraccio delle gravine. In un’epoca in cui il degrado e la povertà avevano avvolto i Sassi di Matera, questa rievocazione dei defunti poteva risultare ancora più lugubre, soprattutto nelle notti di novembre. Gli stessi Sassi che oggi sono Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, hanno vissuto un passato cupo e ferito fino agli anni del dopoguerra, quando non avevano ancora assunto il carattere pittoresco che li contraddistingue oggi.
Ma i cimiteri dei Sassi meritano un capitolo a parte. A causa della particolare conformazione urbana, sono qualcosa di unico nel loro genere. La chiesa di Santa Lucia alle Malve, tra le più belle di Matera, nasconde una necropoli scavata nella roccia e protetta dal tetto. Il pianoro tufaceo sotto cui si trova la chiesa, un tempo, durante il periodo longobardo, fu utilizzato come luogo di sepoltura. Questo luogo è conosciuto come il Cimitero Barbarico e l’autore Carlo Levi lo descrisse in un modo efficace ed evocativo: “I morti sono sopra i vivi”. Situato nel Sasso Cavoso, uno dei due rioni dei Sassi (l’altro è il Barisano), questo cimitero è formato da edifici letteralmente scavati nella roccia. Matera è una città che deve essere scoperta e studiata con attenzione, in quanto la sua storia e la sua cultura sono davvero particolari e affascinanti.