L’avvocato del diavolo

L’avvocato del diavolo, diretto da Taylor Hackford e tratto dall’omonimo romanzo di Andrew Neiderman, è un’odissea cinematografica che fonde il dramma con il thriller, spruzzato di note horror. Un’opera che, inizialmente pensata come un blockbuster di effetti speciali, ha trovato la sua vera anima in una riscrittura più seria e drammatica, che ha convinto Al Pacino a vestire i panni del luciferino John Milton.

La storia ruota attorno a Kevin Lomax (Keanu Reeves), un avvocato di provincia che non conosce sconfitta. La sua irresistibile ascesa verso il successo lo conduce a New York, chiamato da un prestigioso studio legale. Ma sotto la superficie scintillante della metropoli, si cela un abisso: il suo mentore, John Milton, è in realtà il Diavolo in persona. La trama si dipana come un avvincente giallo, con elementi di horror e fantastico che immergono lo spettatore in un’atmosfera surreale e inquietante.

Il personaggio di John Milton, interpretato da un magnetico Al Pacino, prende il nome dall’autore di “Paradiso Perduto”, il poema epico sulla caduta dell’uomo. In una delle scene più iconiche del film, Milton declama: “Better to reign in Hell than serve in Heaven”, una citazione diretta dal poema che sottolinea il tema della tentazione e della corruzione morale.

Pacino, con la sua interpretazione diabolica e carismatica, sovrasta il timoroso Kevin di Keanu Reeves e la vulnerabile Mary Ann di Charlize Theron. Quest’ultima, con la sua bellezza eterea e la fragilità psicologica, rappresenta la vittima sacrificale sull’altare dell’ambizione sfrenata e della manipolazione satanica. La relazione padre-figlio tra Milton e Lomax, creata appositamente per il film, aggiunge un ulteriore strato di drammaticità e simbolismo.

https://youtu.be/jvkcxbGsXtQ

Taylor Hackford, ispirandosi a classici del genere come “Rosemary’s Baby” di Polanski, esplora temi come il libero arbitrio, la tentazione e la moralità, navigando abilmente tra il thriller legale e l’horror. Nonostante alcune sequenze sfiorino il ridicolo, la narrazione mantiene alta la tensione, offrendo momenti di autentico terrore. Il film, con le sue inquadrature lussuose e un finale tra il grottesco e il kitsch, lascia una sensazione di straniamento e fascino oscuro.

L’interpretazione di Keanu Reeves come Kevin Lomax, un uomo diviso tra l’onestà e la sete di vittoria, è convincente e aggiunge profondità al personaggio. Tuttavia, è Pacino a rubare la scena con la sua performance eccessiva ma irresistibile. La sua incarnazione del Diavolo, vanesio e manipolatore, incarna perfettamente la battuta finale del film: “La vanità è il mio peccato preferito”.

L’avvocato del diavolo è un film che, nonostante le sue eccessive ambizioni e qualche caduta di stile, riesce a incantare e inquietare. Con le sue tematiche universali e le interpretazioni magistrali, rimane un’opera affascinante che continua a stimolare riflessioni sul confine tra bene e male, successo e perdizione.

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