“Lara Croft: Tomb Raider”, diretto da Simon West , rappresenta un tentativo ambizioso di tradurre l’universo dei videogiochi sul grande schermo con un approccio visivamente spettacolare. Basato sull’iconica serie videoludica sviluppata da Core Design, il film aveva l’arduo compito di catturare l’essenza dell’eroina protagonista, Lara Croft, interpretata da Angelina Jolie, e di trasformare un’esperienza interattiva in una narrazione cinematografica.
Sin dai primi minuti, il film fa un grande sforzo per calare il pubblico nell’universo della protagonista, un’archeologa avventuriera di nobili origini, capace di affrontare enigmi complessi e situazioni pericolose con una combinazione di intelligenza, abilità fisica e fascino. Angelina Jolie, con il suo carisma naturale, dà vita a una Lara Croft credibile, incarnando l’archetipo dell’eroe larger-than-life. La sua performance è uno dei punti di forza del film: l’attrice riesce a unire una fisicità convincente a una sicurezza scenica che riflette le caratteristiche del personaggio videoludico, al contempo amplificandone le sfumature umane e rendendolo accessibile anche a chi non è familiare con il materiale originale.
Dal punto di vista visivo, Simon West dimostra la sua competenza nella costruzione di scene d’azione spettacolari. L’apertura con Lara che affronta un robot nella sua residenza stabilisce immediatamente il tono del film: dinamico, esagerato e con una punta di autoironia. Le sequenze che seguono, tra templi antichi, ambientazioni esotiche e misteri archeologici, sono un tripudio di effetti speciali e coreografie ben calibrate. Tuttavia, dietro questa estetica patinata, il film a volte fatica a trovare una vera identità narrativa.
La trama, incentrata sulla ricerca di un artefatto antico che controlla il tempo, è una formula già vista nei film d’avventura, e manca spesso di coesione e originalità. Gli antagonisti, benché ben interpretati – in particolare Iain Glen nel ruolo del villain Powell – risultano piuttosto bidimensionali e privi di reale minaccia. La sceneggiatura, scritta da Patrick Massett e John Zinman, si sforza di mantenere un ritmo serrato, ma spesso sacrifica la profondità narrativa in favore di un continuo susseguirsi di eventi spettacolari.
Uno degli aspetti più deboli del film è il trattamento dei dialoghi e delle motivazioni dei personaggi. Mentre Lara risulta affascinante grazie alla presenza magnetica di Jolie, molti dei personaggi secondari, incluso il suo interesse amoroso Alex West (interpretato da Daniel Craig), non riescono a emergere con la stessa forza. Questa superficialità riduce l’impatto emotivo delle relazioni e limita l’empatia del pubblico verso la protagonista, che spesso appare come una figura isolata in un mondo dominato da cliché narrativi.
Ciononostante, Lara Croft: Tomb Raider riesce a regalare momenti di puro intrattenimento. Le sue ambientazioni, che spaziano da tombe antiche a location futuristiche, evocano lo spirito del franchise videoludico, e le sequenze d’azione sono coreografate con grande attenzione al dettaglio. Inoltre, la colonna sonora di Graeme Revell, arricchita da brani contemporanei, contribuisce a creare un’atmosfera moderna e accattivante.
In definitiva, Lara Croft: Tomb Raider è un film che cerca di bilanciare fedeltà al materiale originale e le esigenze di un blockbuster hollywoodiano. Nonostante i suoi limiti narrativi e la mancanza di profondità emotiva, riesce comunque a intrattenere grazie a un’interpretazione carismatica di Angelina Jolie e a una messa in scena visivamente accattivante. Per gli appassionati di Lara Croft e del genere d’avventura, il film rappresenta un’esperienza godibile, anche se non del tutto memorabile, rimanendo uno dei primi passi significativi nell’adattamento dei videogiochi al cinema.
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