Nel 50° anniversario della morte di J.R.R. Tolkien, i suoi eroi fantastici sono ancora al centro dell’attenzione, grazie anche al cinema e alla serie tv. Sono diventati così popolari che le sue opere scientifico/letterarie sul Medioevo sassone e celtico sono finite nel dimenticatoio. Ma non possiamo biasimare il buon vecchio Tolkien, perché a quanto pare tutto è iniziato per caso, dopo una serata trascorsa al pub. Immaginatevi la scena: stanno discutendo di draghi, quando uno dei presenti, che si spalma tranquillamente sul divano a succhiarsi la pipa, si vanta di averli visti di persona. Spettacolare! C’erano proprio questi argomenti che si dibattevano tra Tolkien e i suoi amici, tra cui il famoso scrittore C.S. Lewis, autore delle famose Cronache di Narnia.
Così, spinto dall’energia del pub e dall’incontro con il suo amico scrittore, Tolkien decide di mettere su carta le avventure di queste strane creature chiamate Hobbit. Non so voi, ma io mi immagino così Tolkien, piccolo ma pacato, pallido e parlantina sciolta, seduto al pub con la sua pinta di birra tra le mani, a discutere di draghi, elfi e orchi come se fossero cose di tutti i giorni. Non c’è da stupirsi che gli amici abbiano creato un club di discussione letteraria chiamato “Gli Inklings”, dove si riunivano ogni giovedì per parlare di queste strane creature e di tutto ciò che riguardava il fantastico.
Ma la vera scintilla si accende quando Tolkien, nel bel mezzo dell’esame dei compiti dei suoi studenti, legge una pagina bianca e senza pensare troppo scrive le famose parole: “In un buco del terreno viveva un hobbit“. Era solo l’inizio, ma in quel momento Tolkien sapeva di aver scoperto qualcosa di straordinario. Non aveva intenzione di pubblicare il suo lavoro, voleva solo divertirsi e lasciare libera la sua immaginazione, ma gli amici entusiasti parlavano di queste avventure ovunque. Alla fine, decise di consegnare il manoscritto a una casa editrice e così nacque il famoso libro “Lo Hobbit“. Le recensioni furono per lo più positive, ma c’erano sempre quei critici che facevano confronti con “Alice nel paese delle meraviglie” e che volevano etichettare Tolkien come un professore che giocava con argomenti astrusi. Ma Tolkien, con la sua ironia tagliente, rispose che di solito un professore che si diverte gli ricordava un elefante che fa il bagno. Che risposta fantastica!
Ma Tolkien non si fermò qui, no signori. Sentì che aveva ancora molto da dire e così cominciò a scrivere “Il Signore degli Anelli“. Questa volta, però, l’editore aveva dei seri dubbi: un libro per adulti che faceva seguito a un libro per bambini, più lungo di “Guerra e Pace” e pieno di versi, lingue immaginarie e alfabeti di fantasia. Insomma, sembrava un disastro economico in arrivo. Ma alla fine l’opera di Tolkien ha avuto successo e continua ad affascinare generazioni di lettori, perché alla fine, come tutte le favole, ha quel qualcosa di magico che ci cattura e ci fa sognare.
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