Ah, la Scalinata di Trinità dei Monti. Quanti di noi l’hanno ammirata, fosse anche solo attraverso uno schermo, sognando di passeggiare tra i suoi gradini come Audrey Hepburn in Vacanze Romane. Eppure, dietro questa icona indiscussa di Roma si cela un intrigo internazionale, un piccolo grande mistero che ha messo italiani e francesi l’uno contro l’altro, proprio come una di quelle accese dispute da stadio.
Un’insolita rivendicazione: ma è davvero “francese”?
Di recente, un rapporto della Corte dei Conti francese ha sollevato un dubbio che suona quasi come una provocazione: la Scalinata di Trinità dei Monti, cuore pulsante di Piazza di Spagna, potrebbe essere in parte francese. Sì, avete letto bene. Pare che i nostri cugini d’oltralpe abbiano contribuito economicamente alla sua costruzione nel XVIII secolo, avanzando ora una rivendicazione, o meglio una sorta di “riconoscimento storico”.
Ma come siamo arrivati a questo punto? La Scalinata fu completata nel 1725 per collegare la chiesa della Santissima Trinità dei Monti, che effettivamente apparteneva alla monarchia francese, con la sottostante piazza, già allora crocevia di culture e viaggiatori. Secondo fonti storiche, fu proprio la Francia a finanziare in gran parte la sua costruzione, desiderosa di affermare il suo prestigio culturale a Roma.
Roma contro Parigi: chi è il vero proprietario?
La questione, manco a dirlo, ha sollevato un acceso dibattito. La scena potrebbe sembrare quasi comica: i francesi che si presentano con un “Ciao, la Scalinata è anche nostra”, e i romani che, con il loro tipico spirito sarcastico, rispondono: “Sì, e noi allora rivogliamo la Gioconda!”.
Dietro le battute, però, si cela una realtà più complessa. La Scalinata non è solo un monumento, ma un simbolo di identità, un pezzo dell’anima romana. Come ogni opera di rilievo, è figlia di compromessi, intrecci culturali e contributi economici internazionali. Ma possiamo davvero stabilire un “proprietario”?
Un simbolo condiviso o esclusiva romana?
Se si guarda alla questione con occhio moderno, la risposta sembrerebbe ovvia: la Scalinata di Trinità dei Monti è un patrimonio dell’umanità, un gioiello che appartiene a tutti. Tuttavia, è inevitabile che per i romani rappresenti qualcosa di più. È come un pezzo della famiglia, qualcosa che difendi a spada tratta, indipendentemente da chi abbia contribuito a costruirlo.
La Francia può rivendicare il suo ruolo di mecenate, ma la Scalinata è stata e rimarrà intrinsecamente legata alla Città Eterna. Dopotutto, sono i suoi sampietrini, le sue storie e il suo respiro a darle vita.
Una questione di identità, non solo di storia
In fondo, la questione è meno una disputa sulla proprietà e più un confronto sull’identità. La Scalinata di Trinità dei Monti non è solo un insieme di gradini in marmo; è un palcoscenico per milioni di vite che l’hanno attraversata, un ponte tra passato e presente, un simbolo di ciò che Roma rappresenta nel mondo.
Quindi, mentre i francesi possono essere giustamente orgogliosi del loro contributo, i romani continueranno a rivendicare la Scalinata come parte della loro anima. Un po’ come un figlio cresciuto da molti, ma che non smette mai di chiamare “mamma” la sua città natale.
E voi, come la vedete? La Scalinata di Trinità dei Monti è più italiana o francese? Forse è il momento di lasciar perdere le dispute e ammirare questa meraviglia per quello che è: un regalo al mondo, un luogo dove storia e bellezza si incontrano, rendendo Roma, come sempre, una città eterna.
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