Sotto la superficie liscia e scintillante del progresso digitale, si agita una tempesta geopolitica che ha il sapore acre di una nuova Guerra Fredda. I protagonisti? Stati Uniti e Cina, due giganti che si fronteggiano in una partita a Risiko tecnologico, dove le pedine sono chip, software e infrastrutture digitali.
La Cina, con mossa audace, ha deciso di dismettere l’utilizzo di processori Intel e Amd, e del sistema operativo Windows, dalle proprie infrastrutture statali. Un guanto di sfida lanciato alle Big Tech americane, un atto di ribellione contro l’egemonia tecnologica occidentale.
Dietro questa scelta si cela un’ambizione ben precisa: l’autonomia tecnologica. La Cina vuole il controllo delle proprie infrastrutture critiche, non solo per ragioni di sicurezza nazionale, ma anche per competere ad armi pari con l’Occidente.
La risposta americana non si è fatta attendere: divieti di esportazione di tecnologie sensibili, dinieghi di visti a studenti e ricercatori cinesi. Un braccio di ferro che rischia di innescare una pericolosa escalation.
Ma la Cina non è impreparata. Ha già fatto notevoli progressi nello sviluppo di chip e software nazionali, sfruttando l’open source e attirando i migliori cervelli del pianeta. Un esempio lampante è Huawei, che ha prodotto chip da 7 nanometri in grado di competere con quelli occidentali.
Le conseguenze di questa guerra tecnologica sono ancora incerte. Le Big Tech americane vedranno ridotte le loro vendite, con effetti a catena sull’economia globale. Ma la vera posta in gioco è il futuro della globalizzazione digitale.
Se la Cina dovesse estendere il bando a tutto il suo mercato, e se altri Stati dovessero seguirne l’esempio, si potrebbe creare una nuova Cortina di ferro digitale, con due blocchi separati e incompatibili.
L’interconnessione delle reti, la standardizzazione tecnologica, l’internet governance: tutti principi cardine del mondo digitale potrebbero essere messi in discussione.
L’Occidente si trova di fronte a una sfida epocale. Da un lato, la necessità di proteggere le proprie tecnologie e la propria sicurezza. Dall’altro, il rischio di creare un sistema frammentato e autarchico che danneggerebbe tutti.
La partita a Risiko tecnologico è solo all’inizio. Le mosse successive saranno decisive per il futuro del mondo digitale. E non è detto che la vittoria vada al più forte.
In questa partita a scacchi geopolitica, le pedine non sono solo numeri e dati. Dietro di esse ci sono persone, culture, economie e il futuro stesso del nostro pianeta.
La posta in gioco è immensa. E la responsabilità di giocare con saggezza ricade sulle spalle dei leader di entrambi i giganti.
Il tempo stringe. La mossa successiva è loro.
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