Un team di archeologi, guidato da ricercatori italiani, ha utilizzato l’archeomagnetismo per svelare la vera storia della Porta di Babilonia, uno dei monumenti più iconici dell’antica Mesopotamia.
La Porta di Ishtar, dedicata alla dea dell’amore e della guerra, si trova oggi al Museo di Pergamo di Berlino. La sua costruzione è stata tradizionalmente attribuita al re Nabucodonosor II (605-562 a.C.) per celebrare la conquista di Gerusalemme nel 586 a.C.
Tuttavia, nuove analisi archeomagnetiche di frammenti di mattoni della Porta hanno rivelato una storia più complessa.
L’archeomagnetismo è una tecnica che studia le impronte del campo magnetico terrestre conservate nei materiali archeologici. In questo caso, i ricercatori hanno misurato l’intensità del campo magnetico terrestre “impressa” nei mattoni durante la loro fabbricazione.
I risultati hanno dimostrato che i mattoni non sono stati realizzati tutti nello stesso momento, ma in almeno tre fasi distinte. La fase più antica è stata datata ad un periodo successivo alla conquista di Gerusalemme, confermando la datazione tradizionale.
Le due fasi successive, invece, suggeriscono che la costruzione della Porta si è protratta per un periodo di tempo più lungo di quanto si pensasse in precedenza.
Questa scoperta ha importanti implicazioni per la nostra comprensione della storia e della cultura babilonese. Dimostra che la Porta di Ishtar non era solo un monumento celebrativo, ma un progetto in continua evoluzione che rifletteva le mutevoli esigenze e priorità dell’impero babilonese.
Inoltre, la ricerca evidenzia il potenziale dell’archeomagnetismo come strumento per la datazione precisa di manufatti archeologici e per la ricostruzione di storie complesse.
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