Andrea De Carlo, con il suo nuovo romanzo “La geografia del danno”, ci regala un’opera che va ben oltre la semplice narrazione di una storia familiare. È un viaggio attraverso il tempo, un’indagine che scava tra le pieghe della memoria, tra documenti ritrovati, fotografie ingiallite e racconti tramandati di generazione in generazione. La sua abilità narrativa ci guida in un intreccio avvincente fatto di segreti, di viaggi e di destini intrecciati, in cui passato e presente si fondono in un affresco potente ed evocativo.
Il romanzo si apre con una rivelazione sconvolgente, un tassello che spinge l’autore a intraprendere un’indagine sulle radici della sua famiglia. De Carlo ci conduce nei primi decenni del Novecento, per poi retrocedere fino alla fine dell’Ottocento, in una storia che attraversa continenti e generazioni. Le vicende narrate ci portano dall’Italia al Cile, dalla Sicilia alla Tunisia, tra le rotte di migranti in cerca di fortuna e di un futuro migliore. La storia di una ragazza cilena che arriva a Genova alle soglie della Prima guerra mondiale si intreccia con quella di un giovane ingegnere navale che perde la testa per un’attrice di teatro, mentre una compagnia di commedianti sudamericani cela talenti straordinari e un misterioso crimine segna irrimediabilmente il destino di un uomo e della sua famiglia. Un evento violento, una coltellata che sfigura e distrugge, si rivela essere il punto di rottura che trasforma un intreccio familiare in un dramma carico di mistero e di implicazioni profonde.
Questa non è solo la storia degli antenati dell’autore, ma diventa la storia di tutti noi, un’esplorazione della memoria collettiva e del modo in cui il passato influenza il presente. Attraverso la sua prosa fluida e coinvolgente, De Carlo ci invita a riflettere su quanto le vite di chi ci ha preceduti possano determinare chi siamo oggi. La memoria familiare, spesso fragile e soggetta a distorsioni, emerge in tutta la sua potenza, rivelando un intreccio di affetti, ambizioni, delusioni e ferite mai del tutto rimarginate.
Uno degli aspetti più affascinanti del romanzo è il modo in cui la narrazione si sviluppa: attraverso una ricerca appassionata, un lavoro meticoloso di ricostruzione che attinge non solo ai documenti e alle testimonianze, ma anche all’intuizione e alla capacità di leggere tra le righe delle storie tramandate. De Carlo si fa investigatore del proprio passato, e nel farlo ci trascina in un viaggio che diventa anche nostro, spingendoci a interrogarci sulle nostre origini e su quanto le scelte, i dolori e le passioni dei nostri avi possano ancora vibrare dentro di noi.
Il romanzo è una lettura imprescindibile per chi ama le storie familiari, i misteri irrisolti e le indagini interiori. È un’opera che mescola il reale e il romanzato con grande maestria, in cui la verità storica si fonde con la potenza evocativa della letteratura. Andrea De Carlo conferma ancora una volta il suo straordinario talento nel restituire ai lettori storie avvincenti e profondamente umane, capaci di risuonare nell’anima di chi legge.
La presentazione del libro avverrà nell’ambito del progetto “Prendersi cura”, ideato dal Salone Internazionale del Libro di Torino in collaborazione con Esselunga. L’incontro, previsto per venerdì 14 marzo 2025 nella Sala Gonin della Stazione di Porta Nuova a Torino, offrirà al pubblico l’occasione di ascoltare direttamente dalla voce dell’autore il racconto di questa straordinaria opera, con la possibilità di un firmacopie finale. Un evento imperdibile per tutti gli appassionati di letteratura e per coloro che desiderano approfondire il tema della memoria e dell’identità attraverso la lente di una narrazione intensa e magistralmente costruita.
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