La Forma della Voce (Koe no Katachi) è un’opera cinematografica che si distingue non solo per la sua animazione di alta qualità, ma anche per la profondità e la delicatezza con cui affronta temi complessi come il bullismo, la solitudine e la ricerca di redenzione. Diretta da Naoko Yamada, una delle poche registe giapponesi nel panorama dell’animazione, il film si basa su un omonimo manga di Yoshitoki Ōima. La sceneggiatura, firmata da Reiko Yoshida, già nota per il suo lavoro in “La Ricompensa del Gatto” dello Studio Ghibli, aggiunge una dimensione poetica e umana alla narrazione.
La storia segue le vicende di Shoko Nishimiya, una ragazzina non udente che affronta le difficoltà del bullismo a causa della sua disabilità. Shoya Ishida, il suo compagno di classe, si rende colpevole di comportamenti crudeli, che includono la distruzione degli apparecchi acustici di Shoko. Ciò che inizia come una serie di scherzi innocui si trasforma in un incubo per la ragazza, che finisce per essere emarginata. Tuttavia, la vita di Shoya cambia drasticamente quando, diventato il bersaglio di bullismo da parte dei suoi stessi compagni, si trova a fare i conti con le conseguenze delle sue azioni.
Il film, realizzato dallo studio Kyoto Animation, noto per la sua attenzione ai dettagli e la qualità artistica, ha raggiunto un grande successo al botteghino giapponese, raccogliendo oltre 20 milioni di dollari e posizionandosi tra i titoli più visti della stagione. Inoltre, la sua presentazione al Future Film Festival 2017 ha confermato il suo status come opera di riferimento nel campo dell’animazione.
Nella trama, Shoya, ormai adolescente e in preda alla depressione, decide di rivedere il suo passato. Il film inizia con un momento drammatico: Shoya è sul punto di suicidarsi, ma un ripensamento lo spinge a riflettere sulle scelte fatte durante l’infanzia. In questo viaggio di introspezione, la figura di Shoko emerge come un faro di speranza e possibilità di riscatto.
Dopo un incontro casuale con Tomohiro Nagatsuka, un nuovo amico che lo aiuta a confrontarsi con il suo passato, Shoya decide di intraprendere un percorso di riconciliazione. Inizia a studiare la lingua dei segni, un gesto significativo per mostrare il suo desiderio di fare ammenda nei confronti di Shoko. I due si ritrovano spesso su un ponte a nutrire carpe koi, simbolo della loro crescente amicizia e della volontà di superare il dolore del passato.
Tuttavia, il percorso verso la redenzione non è privo di ostacoli. La sorella di Shoko, Yuzuru, non si fida di Shoya e il suo tentativo di riconciliarsi con Shoko è complicato da eventi inaspettati e malintesi. Il film esplora come i traumi passati possano influenzare i rapporti futuri, creando un tessuto narrativo ricco di emozione e tensione.
Le sequenze che culminano in un festival di fuochi d’artificio sono particolarmente toccanti, poiché evidenziano il conflitto interiore di Shoko e il suo senso di colpa. Questo momento drammatico culmina in un tentativo di suicidio da parte di Shoko, che porta a una crisi in cui Shoya si trova coinvolto. Il suo risveglio dal coma rappresenta una rinascita, non solo per lui, ma anche per Shoko, poiché entrambi riconoscono la necessità di perdonarsi a vicenda e di affrontare il dolore condiviso.
La Forma della Voce non è solo un film sull’amicizia; è un’opera che affronta il tema della comunicazione in modo profondo. La lingua dei segni diventa un simbolo di connessione e di comprensione tra i due protagonisti, mostrando che la vera comunicazione va oltre le parole. La regia di Naoko Yamada riesce a rendere palpabili le emozioni, trasmettendo un messaggio universale di speranza e comprensione.
Il film ha anche raggiunto un grande pubblico in Cina, dove ha incassato quasi 5 milioni di dollari, dimostrando la sua capacità di toccare i cuori delle persone al di là delle barriere culturali. Questo successo commerciale si accompagna a un impatto emotivo, facendo di La Forma della Voce un film da vedere e riflettere, non solo per gli appassionati di anime, ma per chiunque abbia mai affrontato il bullismo o il dolore della solitudine.
Infine, la storia di Shoya e Shoko rappresenta una potente metafora di crescita personale e di riscatto. In un mondo spesso caratterizzato da indifferenza, La Forma della Voce ricorda l’importanza della gentilezza, del perdono e della capacità di comprendere l’altro. La bellezza di questo film risiede non solo nella sua animazione mozzafiato, ma anche nella sua profonda umanità, invitando tutti a considerare il potere delle proprie azioni e parole.
In conclusione, La Forma della Voce è molto più di un semplice film d’animazione; è un’opera d’arte che sfida le convenzioni e invita a riflettere sulla complessità delle relazioni umane. Con una narrazione coinvolgente e una regia magistrale, Naoko Yamada offre una storia che rimarrà nel cuore e nella mente di chiunque abbia il privilegio di vederla.