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La caduta della casa degli Usher, l’horror di Mike Flanagan che ci farà venire i brividi!

La caduta della casa degli Usher di Mike Flanagan si erge come un’opera che intreccia la polvere del passato con le inquietudini del presente, avvolgendo lo spettatore in un abbraccio oscuro e inesorabile. Siamo di fronte a una miniserie che, pur attingendo a piene mani dall’omonimo racconto di Edgar Allan Poe, riesce a mescolare il classico orrore gotico con le cupe e contorte realtà del mondo moderno, creando un ibrido inquietante che strizza l’occhio tanto agli appassionati del grande Poe quanto ai consumatori di narrazioni seriali contemporanee.

In effetti, l’opera di Flanagan non si accontenta di rimanere fedele ai temi solitari della solitudine, della follia e del decadimento fisico e psicologico tipici delle storie di Poe. La famiglia Usher è sì marchiata dalla maledizione che attanaglia le case degli antichi, ma la sua rovina si intreccia inevitabilmente con i più moderni e disturbanti temi sociali e politici, come il potere corrotto delle multinazionali farmaceutiche e l’epidemia della dipendenza da oppioidi. L’azienda “Fortunato”, simbolo della grandezza e della decadenza della famiglia Usher, è il cuore pulsante di un empireo che vive e muore nell’ombra della distruzione causata dal suo stesso prodotto, il “Ligodone”. Una critica velenosa alla cupidigia, alla manipolazione delle masse, e all’insaziabile brama di potere che alla fine si ritorce contro i suoi artefici. Ma più che il semplice sfondo di un dramma familiare, la casa stessa diventa una manifestazione fisica di quei segreti e di quelle colpe che inevitabilmente travolgono i suoi abitanti, simile a come la casa degli Usher stessa, nel racconto di Poe, si frantuma letteralmente sotto il peso dei suoi peccati.

Flanagan, con maestria, inserisce queste riflessioni nel cuore della serie, e lo fa non solo attraverso l’intreccio narrativo ma anche grazie alla sua costante attenzione alla psicologia dei personaggi. Roderick e Madeline Usher, interpretati da Bruce Greenwood e Mary McDonnell, incarnano i due volti di una medaglia corrotta: da un lato la figura tormentata del patriarca che si scontra con le sue scelte passate, e dall’altro una sorella ambiziosa e spietata, che vede il mondo come una semplice merce da manipolare. Questi due protagonisti, come se fossero le ombre dei due protagonisti del racconto originale, sono circondati da una miriade di figure secondarie che contribuiscono a costruire un mondo altrettanto inquietante e stratificato.

Il vero cuore oscuro della serie, tuttavia, è rappresentato dalla misteriosa figura di Verna, che apparirà come una sorta di spettro che collega i destini dei membri della famiglia Usher. La sua presenza evoca la tensione tra il soprannaturale e il razionale, come un’ombra che si allunga sulla mente dei protagonisti, ma che solo gli spettatori riescono a vedere pienamente. Il modo in cui la morte si manifesta all’interno di La caduta della casa degli Usher è un tributo ai racconti di Poe, dove la morte non è mai casuale, ma un evento carico di premonizioni, segni e, soprattutto, significati oscuri. Ogni episodio è una danza macabra, in cui il dolore e la morte sono inevitabili, ma sempre avvolti nell’ambiguità dell’accidentale, quasi come se la casa stessa fosse una trappola infallibile per i suoi abitanti.

Il riferimento alla mitologia letteraria di Poe non si ferma qui, ma è disseminato in ogni angolo della serie, come una trama invisibile che lega tutto, dai nomi dei personaggi (Frederick, Tamerlane, Camille) agli episodi stessi, che richiamano direttamente i suoi racconti più iconici. Questi riferimenti, pur se non obbligatori, arricchiscono la narrazione di un sottotesto che gli appassionati di Poe apprezzeranno, ma che non è mai così evidente da distogliere l’attenzione dalla trama principale. In questo senso, La caduta della casa degli Usher è un’opera che riesce a camminare su due linee parallele: quella che pesca a piene mani dalla letteratura gotica e quella che riflette e denuncia la realtà contemporanea.

Nonostante le riserve che alcuni potrebbero avere riguardo alla modernizzazione del racconto e l’introduzione di elementi come la diversità etnica, la fluidità sessuale e la critica al capitalismo farmaceutico, La caduta della casa degli Usher riesce a conservare, in fin dei conti, lo spirito inquietante e l’atmosfera disturbante dell’originale di Poe. Piuttosto che distrarre, queste aggiunte contribuiscono a creare una nuova veste narrativa che si muove con disinvoltura tra il gotico e il moderno, tra il sangue e la tecnologia, tra il passato e il presente.

L’opera di Flanagan, come una sinfonia di voci che si sovrappongono e si intrecciano, trova la sua potenza proprio nel contrasto e nella fusione di questi elementi. Ogni morte, ogni caduta, ogni squarcio nella trama si sente come una condanna che non può essere evitata, e in questo contesto, il finale della serie non può che essere tanto potente quanto inevitabile. La caduta della casa degli Usher non è solo una rielaborazione moderna di un classico di Edgar Allan Poe, ma una riflessione profonda sul nostro tempo, sulle sue malformazioni, sulle sue ossessioni e sui suoi peccati. Come nel racconto originale, la casa degli Usher crolla, ma non senza lasciare dietro di sé un’eco inquietante di ciò che è stato e di ciò che, inevitabilmente, deve venire.

maio

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Massimiliano Oliosi, nato a Roma nel 1981, laureato in giurisprudenza, ma amante degli eventi e dell'organizzazione di essi, dal 1999 tramite varie realtà associative locali e nazionali partecipa ad eventi su tutto il territorio nazionale con un occhio particolare al dietro le quinte, alla macchina che fa girare tutto.

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