“Kobotori”, conosciuto anche come “The Stolen Lump” (Il Bozzo Rubato), è un film d’animazione del 1929, diretto da Chûzô Aochi e Yasuji Murata. Questo cortometraggio rappresenta uno dei più antichi esempi sopravvissuti di animazione giapponese, successivo ai lavori sperimentali di Ōten Shimokawa e Junichi Kōuchi alla fine degli anni 1910.
Una Trama Intrigante e Morale
La trama di “Kobotori” segue la storia di un vecchio con un bozzo o tumore sul viso. Durante un’escursione in montagna, l’anziano si imbatte in un gruppo di tengu, creature mitologiche giapponesi, che stanno festeggiando. Il vecchio si unisce alle loro danze e riesce a intrattenerli a tal punto che lo invitano a tornare la notte successiva, offrendogli un dono in segno di gratitudine. Oltre a ciò, i tengu decidono di rimuovere il bozzo dal viso dell’uomo, pensando che lo avrebbe rivendicato e quindi sarebbe tornato da loro la notte seguente.
Un vicino sgradevole, anch’egli con un bozzo, viene a sapere della fortuna del vecchio e tenta di ripetere l’impresa per rubare il dono. Tuttavia, i tengu, disgustati dalla sua pessima danza e dal suo tentativo di rubare, gli attaccano il primo bozzo in aggiunta al suo.
Importanza Storica e Culturale
“Kobotori” non è solo una storia affascinante, ma anche un documento storico che offre uno sguardo prezioso sulle origini dell’animazione giapponese. All’epoca della sua produzione, l’industria dell’animazione in Giappone era ancora agli albori, e questo cortometraggio rappresenta una testimonianza del talento e della creatività dei pionieri come Aochi e Murata.
La scelta dei tengu come protagonisti della storia riflette anche un profondo legame con la cultura e la mitologia giapponese. I tengu, spesso rappresentati come creature dispettose e sagge, incarnano perfettamente il mix di insegnamenti morali e intrattenimento che caratterizza molte storie tradizionali giapponesi.
“Kobotori” rimane un capolavoro dell’animazione giapponese, unendo una trama avvincente e un messaggio morale universale. La sua esistenza ci permette di apprezzare l’evoluzione dell’animazione in Giappone e di riconoscere l’importanza delle opere che hanno gettato le basi per ciò che sarebbe diventata una delle più influenti industrie dell’intrattenimento a livello mondiale.