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Cronache di Yamato

KENTARO YABUKI presenta il suo CRONACHE DI YAMATO e annuncia un nuovo progetto ambientato nello stesso periodo storico: «Innanzitutto vorrei ringraziare tutti coloro che hanno deciso di leggere questo volume. Non avrei mai immaginato che la storia con cui sono entrato nel professionismo potesse tornare alla ribalta anni dopo. Mi sento davvero felice ed emozionato. Quando ideai i personaggi, mi ero appena trasferito da Okayama a Tokyo. All’epoca facevo parte dello staff degli assistenti del maestro Takeshi Obata (autore di “Bakuman”, “Death Note” e “Hikaru no Go”). Nelle pause di tempo mi dedicavo a sviluppare i personaggi del mio manga nel cassetto, “CRONACHE DI YAMATO” appunto. Quando la mia storia ottenne l’approvazione per essere pubblicata su una rivista settimanale (su “SHONEN JUMP”, nel 1998), lasciai temporaneamente per tre mesi il ruolo di assistente di Obata per dedicarmi al mio manga.

Considero il maestro come il mio vero mecenate, e ciò che imparai in quel periodo rappresenta ancora oggi la vera base di tutto il mio lavoro. La scadenza settimanale mi imponeva di sviluppare la trama passo a passo, e dedicavo molto tempo a ridisegnare intere vignette, finché non mi soddisfacevano del tutto…

La relazione tra Shion e la regina Iyo è quella classica della donna che guida l’uomo insicuro, la stessa che poi ho ripreso in “Black Cat” (Train e Saya) e pure in “To-Love-Ru” (Rito e Lala), e rappresenta il canovaccio che è diventato un po’ il mio marchio di fabbrica.

L’ambientazione di “CRONACHE DI YAMATO” è il Giappone del Terzo Secolo, un periodo misterioso e affascinante che mi ha sempre attratto e sul quale ho messo gli occhi per un’altra eventuale storia, che sarei felice di poter presentare prossimamente ai miei lettori.»

Una delle tante ‘scoperte’ Kappa dell’ultimo decennio è un autore che si è saputo imporre come uno tra i più seguiti della popolarissima “Shonen Jump”, la fucina dei maggiori successi Shueisha, e che è divenuto tale anche in Italia. Praticamente sconosciuto nel nostro paese prima dell’intervento kappesco, Kentaro Yabuki (già autore di “BLACK CAT” e di “TO-LOVE-RU”) ci ha concesso il suo piccolo-grande tesoro, YAMATO GENSOUKI, il cui titolo italiano è CRONACHE DI YAMATO.

Una saga fantasy orientale pubblicata originariamente in Giappone in due tankobon, che Ronin Manga proporrà al pubblico italiano in un singolo, corposissimo tomo di oltre 400 pagine, con nuova illustrazione di copertina, per una lettura tutta d’un fiato, senza attese (e con il non trascurabile vantaggio di un piccolo risparmio per le tasche del lettore, che a tutti gli effetti potrà leggere il corrispettivo di ben due volumi al prezzo medio di soli 5 euro ciascuno).

Lasciamoci dunque trascinare nell’antico Giappone storico-mitologico – quello che in Italia è noto soprattutto per aver ispirato i celeberrimi avversari di JEEG ROBOT D’ACCIAIO – e viviamo il sentimento di vendetta del giovane Shion, il quale lavora per l’Organizzazione degli Onmiyo con l’unico intento di colpire al cuore l’Imperatrice, responsabile dello sterminio della sua nazione e della sua famiglia. Ma, con sua grande sorpresa, Shion scopre che in realtà l’Imperatrice non è esattamente come la immaginava, e che il suo obiettivo è in realtà quello di unificare Yamato e portarlo verso un’era di pace, contro il volere di molti…

Informazioni sull’ambientazione storico-geografica di CRONACHE DI YAMATO
Il Regno Yamatai era un potentato esistente durante i primi secoli dell’era volgare in Giappone che divenne, per un certo periodo, il più prospero e potente tra tutti i regni feudali in cui era suddiviso l’arcipelago nipponico.
Il termine “Yamatai” identifica il Giappone primitivo, (“Yamato”). Esso definisce pure il più potente regno del Giappone arcaico. Esso si sviluppò nel tardo periodo Jomon e decadde all’inizio del periodo Asuka. Spesso viene identificato con il feudo Yamato. Tale termine, usato come aggettivo, indica in senso lato tutto quanto si riferisce al Giappone antico, spesso con un senso di “originale giapponese” o “autoctono” in contrapposizione a quanto è stato successivamente importato dalla Cina (ad es., “cultura Yamato”, “lingua Yamato”, ecc.). “Yamato” era, in origine, il nome del clan che aveva acquistato l’egemonia sul Giappone nel IV secolo dando origine alla la dinastia imperiale giapponese, e dello stato da esso formato. Esso diede pure il nome alla piccola pianura posta tra le attuali città di Kyôto e Nara, centro del potere del clan medesimo, e ad un periodo della storia giapponese antica (per periodo Yamato o “Kofun” si intende il periodo che va dal 250 circa al 538). “Yamato” era un potentato che molti storici mettono in relazione all’impero Yamatai, sebbene non esistano prove certe di quest’identificazione storica.
Poche notizie abbiamo circa l’impero Yamatai, ma dalle fonti cinesi coeve, le uniche che ci tramandano notizie sui fatti storici dei paesi dell’Estremo Oriente, apprendiamo che nel tardo periodo Jomon (10.500 a.C. – 300 a.C.) era presente una confederazione di stati feudali chiamata con tale nome. Dalle fonti giapponesi, invece, non si fa menzione alcuna dell’impero Yamatai per il semplice motivo che la scrittura cinese ideografica venne introdotta nel paese solamente nel 406 e per i primi quattro secoli fu appannaggio unicamente di una ristretta élite di monaci che la utilizzava per redigere preghiere e poesie, e non per attestare fatti storici.
L’Impero Yamatai, in giapponese: Yamatai-koku – traducibile pressappoco coi termini di “frecce, montagne e una roccia gigante” – con ogni probabilità, iniziò a svilupparsi al momento delle prime invasioni del Giappone da parte di popolazioni nomadi protonipponiche, attorno al 620 a.C. e si diede un’organizzazione feudale verso il 550 a.C. Esso crebbe notevolmente durante il successivo periodo, l’era Yayoi (300 a.C. – 300 d.C.). Era composto da cinque contee confederate (“Uji”), ognuna governata da un alto ufficiale che forniva loro anche il nome. Ogni “governatore” rispondeva al sovrano (“Dato”), che era però privo di un reale potere. L’attuale imperatore (“Temno”) del Giappone, tra l’altro, attuale rappresentante della dinastia Imperiale del Giappone discende direttamente dall’antica dinastia Yamato. Due di queste contee si chiamavano “Ikima” (il cui significato dovrebbe essere “montagna dalle cinque vette”) e “Mimashiwo” (“tre montagne e quattro falde”). Altre due contee si chiamavano “Mimakakuki” e “Nakatai”. Tuttora ignoto rimane il nome della quinta, non ancora individuata, regione (forse “Amaso”). Queste cinque contee erano sparse in tre diverse zone della parte settentrionale dell’isola di Kyushu e non esisteva continuità territoriale tra alcune di esse. Il regno Yamatai rappresenta una delle prime sedi occupate sull’arcipelago dai progenitori dei Giapponesi. I Giapponesi discendono, con ogni probabilità, da nomadi della regione degli Urali e non furono i primi abitanti dell’arcipelago. Attorno al 200 a.C., popoli altaici a cavallo, provenienti dalle steppe asiatiche, si stabilirono dapprima in Corea e successivamente nell’isola del Kyushu, nella parte più meridionale del Giappone, introducendovi l’agricoltura, il cavallo e la lavorazione del metallo. La loro organizzazione era tipicamente quella dei clan, e l’intero arcipelago fu suddiviso in una numerosa
serie di feudi. Quello dello Yamatai, fu, per l’appunto, un regno “tribale”, caratterizzato da una società di stampo matriarcale (sciamanesimo femminile, molto in voga durante il periodo Jomon), la cui figura di spicco fu costituita dalla Regina Himiko (175 – 248). Il regno Yamatai, tributario della Cina già attorno al 10 a.C., venne riconosciuto come potentato dalla Cina nel 238, ed aumentò in potenza nei secoli successivi, tanto da divenire il potentato egemone dell’isola verso il 360 d.C. Nel frattempo esso si rese indipendente dall’influenza coreana proprio durante il periodo Yamato o (Kofun, 300 – 552). Infatti, fino al 350 Giappone e Corea costituirono un’unica entità etnica, culturale, commerciale e, talvolta, anche politica (tuttora esistono forti affinità tra le lingue dei due paesi), con sovrani coreani che rappresentavano gli interessi delle genti giapponesi, spesso in contrasto con l’altra potenza regionale, rappresentata dalla Cina. Lo stesso Regno Yamatai, del resto, non è certo possa identificarsi con la regione di Yamato, sita nella parte settentrionale dell’isola di Kyushu. Un’ipotesi alternativa colloca il regno d’Himiko nelle attuali prefetture di Osaka, Kyōto e Nara. Al suo apogeo, nel 446 d.C., si sarebbe espanso in seguito verso Nord-Est, varcando il Mare Interno, fino a giungere alla pianura del Kantō (Tokyo).
Il declino di Yamatai fu probabilmente lungo nel tempo, ed iniziò a partire dal 552 per compiersi definitivamente durante il periodo Asuka (552 – 710). Non è certo, ma probabilmente la decadenza fu innescata dall’arrivo del Buddismo in giappone, appunto nel 552. Esso sostituì la religione animista fino a quel momento imperante nell’arcipelago, decurtando il re, od il governatore di una parte considerevole del suo potere, quello religioso appunto (i sovrani feudali erano appartenenti alla categoria dei re – sacerdoti, tipici dello sciamanesimo), fino a quando non si adottò lo scintoismo, in cui, all’originale animismo isolano si sovrapposero e si fusero il Buddismo ed il Taoismo (penetrato in Giappone verso il 260), che rese l’imperatore una divinità vivente (674).
Fonte: WIKIPEDIA ( http://it.wikipedia.org/wiki/Regno_Yamatai )


Redazione

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