Quando ho scoperto che Takahide Hori stava tornando con un nuovo film, il mio cuore ha fatto un balzo. Non solo perché stiamo parlando del visionario dietro Junk Head – uno dei capolavori più unici, disturbanti e affascinanti che l’animazione in stop-motion ci abbia regalato negli ultimi anni – ma perché Junk World promette qualcosa di ancora più ambizioso: un viaggio mille anni prima, nelle profondità oscure e dimenticate del suo universo narrativo.E finalmente è arrivato il trailer. Un assaggio breve, ma incredibilmente denso, di quello che ci aspetta. Le mani tremano solo a scriverne.
Sì, Junk World è un prequel, ambientato ben 1.042 anni prima degli eventi di Junk Head. E questa distanza temporale non è solo un dettaglio: è una scelta poetica, narrativa, filosofica. Hori ci riporta alle origini di quel mondo decadente e affascinante, quando le cicatrici della civiltà erano ancora fresche e le fondamenta della follia futura si stavano appena gettando.Il protagonista, Robin – o Parton, come i fan lo conosceranno dal primo film – è un robot che ci guiderà in questa nuova avventura. Al suo fianco c’è Triss, un comandante umano inviato a indagare su una misteriosa setta di esseri artificiali. E già qui il respiro si fa corto: una setta? In un mondo che si sgretola? Con un robot che forse non è solo una macchina?Il loro viaggio li porterà a scoprire un varco multidimensionale che minaccia la realtà stessa. Sì, avete letto bene: multidimensionale. Hori non ha paura di spingere il pedale dell’ambizione narrativa, e questo è esattamente ciò che rende le sue opere irresistibili.
Stop-Motion: Una Rivoluzione Artigianale
C’è qualcosa di profondamente toccante nel sapere che Junk World, proprio come il suo predecessore, è stato realizzato quasi interamente da una sola persona. Takahide Hori non è semplicemente un regista: è un artigiano, uno scultore di mondi, un cantastorie che preferisce la colla, la plastilina e il silicone alle scorciatoie digitali.In un’epoca dominata dalla CGI e dagli effetti iperrealistici, la stop-motion ha un valore quasi mistico. È lenta. È imperfetta. Ma è vera. Ogni movimento di ogni personaggio è frutto di ore, giorni, settimane di lavoro manuale. Ogni scena è un piccolo miracolo. E Junk World ne è pieno. Le texture, le luci, i volti dei personaggi… tutto ha una fisicità che quasi si può toccare. Guardando il trailer, mi sembrava di annusare la polvere di quella città sotterranea, di percepire il freddo metallico dei corridoi, di ascoltare il respiro rotto dei protagonisti.
E poi c’è una cosa che mi ha commossa profondamente: Junk World esiste anche grazie a noi, i fan. Due campagne di crowdfunding hanno permesso a Hori di dare forma al suo sogno. Oltre 22 milioni di yen raccolti complessivamente – più di 140.000 euro – da persone che, come me, si sono innamorate di quell’universo cupo e stratificato.Questo non è solo un film. È un progetto collettivo, un esempio vivente di come l’arte indipendente possa ancora fiorire, resistere, brillare. In mezzo a un’industria che spesso schiaccia la creatività con logiche commerciali, Hori ci ricorda che la passione può ancora vincere.
Oltre la Narrazione: Un’Odissea Filosofica
Se Junk Head era già un’opera profondamente filosofica – una riflessione sull’umanità, la memoria, l’identità – Junk World sembra voler andare ancora oltre. Le atmosfere sono più dense, la trama più stratificata, i temi più ambiziosi.La lotta per la sopravvivenza non è solo fisica, ma esistenziale. Che cosa significa essere “umani” in un mondo dove l’umanità è un ricordo? Qual è il nostro ruolo quando non siamo più necessari? Dove finisce la macchina e comincia l’anima?Sono domande che il film promette di affrontare senza offrire risposte facili, ma accompagnandoci in un viaggio mentale tanto quanto visivo. Perché l’arte vera non consola: interroga.
L’uscita giapponese è fissata per il 13 giugno 2025. Quel giorno, lo segnerò con un cerchio rosso sul calendario. Perché Junk World non è solo un film che aspetto con ansia: è un evento, un rituale, una promessa di meraviglia. Takahide Hori sta creando qualcosa che va oltre la semplice animazione: sta costruendo un mito contemporaneo, mattoncino dopo mattoncino, scena dopo scena, con le sue mani. E noi siamo fortunati spettatori, invitati a perderci in questo universo in bilico tra la bellezza e l’orrore.