Nel 1938, quando i nazisti invasero la Cecoslovacchia, Josef Mencik divenne simbolo di resistenza. Discendente di una nobile famiglia cecoslovacca, le cui origini risalgono al Sacro Romano Impero, Mencik acquistò nel 1911 il castello di Dobrs, risalente al XIV secolo. Qui visse secondo uno stile di vita che emulava quello medievale, utilizzando candele per l’illuminazione e rinunciando a qualsiasi forma di tecnologia moderna.
Durante la seconda guerra mondiale, si narra che abbia sfidato i carri armati tedeschi a cavallo, indossando un’armatura completa, in un atto di coraggio che ricorda le gesta dei cavalieri del passato.
La sua figura è stata spesso paragonata a quella di Don Chisciotte, ma Mencik era ben consapevole della realtà che lo circondava. Il suo gesto di sfidare i carri armati nazisti non era tanto un tentativo di combattimento quanto un’affermazione simbolica della dignità e della storia della sua nazione.
Dopo la guerra, con la Cecoslovacchia entrata nella sfera di influenza sovietica, il castello di Dobrs fu nazionalizzato dai comunisti nel 1945. Mencik fu espulso dalla sua proprietà e morì due giorni dopo nella casa del figlio, forse simbolicamente privato non solo della sua dimora ma anche dell’ultimo legame con un passato glorioso.
La storia di Josef Mencik è un potente promemoria di come le tradizioni e la storia possano essere mantenute vive attraverso azioni simboliche, anche di fronte a forze schiaccianti. La sua vita, intrisa di dignità e coraggio, continua a ispirare come esempio di resistenza culturale e personale.
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