Quando si pensa alla morte, il più delle volte si pensa ad una figura emaciata, malvagia, ammantata di tenebre, così fortemente legata alle nostre paure più profonde da non permetterci nemmeno di immaginarla senza provare un senso di fastidio; anche i pochi che riescono a vedere nella morte un entità non prettamente malefica, spesso immaginano un essere costretto alla solitudine, che, magari, trova sollievo alla sua condizione sfidando in lunghe partite a scacchi anime perdute. Tutt’altro punto di vista viene espresso in John Doe, surreale ed interessante fumetto edito dall’Eura Editoriale, casa editoriale romana che sta avendo un successo sempre più marcato, ideato da Roberto Recchioni e Lorenzo Bartoli, e disegnato da Alessio fortunato, e Walter Venturi.
In John Doe, la morte è titolare di una società, la Trapassati Inc, con sede al 52° piano e 1/2, di un grattacielo di New York, diretta dal suo braccio destro, nonché protagonista del fumetto, John Doe. Già il nome del protagonista apre ai più informati lettori interessanti spunti di riflessione; John Doe è infatti il nome con cui, negli Stati Uniti, vengono soprannominati i cadaveri senza identità. Doe, giovane manager della società, di fatto svolge i ruoli che competerebbero alla Morte; grazie alla sua Agenda Mistica, nella quale sono appuntati i nomi dei morituri, può assicurarsi che ogni decesso avvenga secondo i voleri del Fato.
Quindi, il titolo stesso di Morte diviene semplicemente un alto ruolo aziendale, che, come tutti gli incarichi di responsabilità, prevede delle mansioni onerose. Infatti la morte, non ha, come abbiamo visto, facoltà decisionali; il compito della Trapassati Inc è l’organizzazione logistica dei decessi, ossia assicurarsi che stragi ed omicidi si svolgano secondo la volontà del Fato e delle Sfere Superiori. Le Sfere Superiori, guidate dal “Grande Capo” che tuttavia è da tempo in ferie e quindi irreperibile, sono le entità a cui anche i cavalieri dell’Apocalisse e la Morte devono sottostare. Tuttavia Morte, come molti uomini mortali detentori di potere, non è scevra dall’utilizzare la propria posizione per un proprio tornaconto personale, ed assieme agli altri cavalieri dell’Apocalisse infrange le regole a cui lei stessa dovrebbe sottostare.
Infatti, oltre al suo ruolo di grande mietitrice, la morte, ha il compito di costituire un esercito per lo scontro finale, l’Armageddon; decide così di preservare la vita di coloro che ritiene arruolabili, scambiandoli con altri esseri umani destinati a vivere più a lungo. Scoperto l’inganno, grazie alla caparbietà di John, la morte stessa viene sostituita dal suo braccio destro… e resa mortale.
La trama e l’ambientazione di John Doe sono certamente surreali, ma, una volta entrati in confidenza con i suoi presupposti narrativi, l’intreccio si svolge in modo molto realistico. Anche i personaggi hanno personalità realistiche e si muovono seguendo schemi comportamentali convincenti. Il protagonista vive, a prima vista una doppia vita, diviso tra il lavoro ed il suo tempo libero, che passa come un qualsiasi giovane rampante, tra macchine costose e donne avvenenti. In realtà si tratta del semplice scollegamento tra il tempo del lavoro ed il tempo privato, rivisto in chiave metafisica. Ed il lavoro di John Doe è costellato di personaggi simili, che vivono i loro compiti con la più normale naturalezza.
John Doe (c) Recchioni / Bartoli / Eura