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InZoi: Il sogno di una vita virtuale perfetta… che si è (forse) già svegliato troppo presto

Lo ammetto: quando ho visto per la prima volta il trailer di inZOI al G-Star 2023, ho avuto i brividi. E non sto parlando di quelli da “eh sì, carino”, ma proprio di quelli che ti fanno alzare il sopracciglio e dire “aspetta un attimo, ma qui siamo davanti a qualcosa di grosso!”. Per noi amanti dei simulatori di vita, quelli che passano ore a costruire famiglie, quartieri, routine quotidiane e drammi digitali degni di una soap opera, inZOI sembrava la risposta alle nostre preghiere. Sviluppato da Krafton — sì, proprio quelli che hanno creato PUBG e ci hanno fatto sudare sette camicie in battle royale — questo titolo è arrivato su PC il 28 marzo con il botto: un milione di copie vendute in soli sette giorni. Una partenza da standing ovation. Ma come in tutte le grandi storie, anche qui c’è stato un colpo di scena che nessuno voleva leggere: in meno di tre settimane, l’utenza attiva è crollata dell’85%.

Ma facciamo un passo indietro. Perché inZOI non era (e forse non è ancora) un gioco qualunque.

inZOI si presentava come il futuro dei life simulator. Un mondo iper-dettagliato, sviluppato con Unreal Engine 5 — il che, per chi non è addentro, significa riflessi realistici, giochi di luce spettacolari e ambienti che sembrano più un film Pixar in tempo reale che un gioco. Un sistema di karma, professioni variegate, relazioni profonde, serate karaoke, viaggi in auto personalizzate e persino la possibilità di creare la propria città. Non un quartiere. Una città intera, con tanto di scenari e strumenti video per i creatori di contenuti. Il paradiso per chi ama gestire vite altrui con un click.

E poi c’erano loro, i CPC: i Co-Playable Characters. NPC potenziati con intelligenza artificiale che, secondo Krafton, avrebbero rivoluzionato le interazioni nei videogiochi. Non solo reagivano alle tue azioni, ma capivano il contesto e rispondevano in modo coerente grazie a un piccolo modello linguistico (SLM) integrato nel gioco. In pratica, dei coinquilini virtuali intelligenti, capaci di sorprendere, consolare o litigare con te in maniera credibile.

Per chi come me ha sempre sognato un The Sims con cervello, era come aver trovato l’anello mancante tra gameplay e immersione emotiva. Ma c’è un problema: le promesse sono facili da fare, più difficile è mantenerle.

Il grande vuoto dietro il grande spettacolo

Non fraintendetemi: inZOI ha delle basi solidissime. L’estetica è mozzafiato, la struttura concettuale è da manuale, e l’idea dei CPC è futuristica. Ma dietro a tutta questa meraviglia grafica, qualcosa si è inceppato. O meglio, manca. Le prime critiche non si sono fatte attendere. I giocatori — e io sono tra loro — si sono accorti che, nonostante l’aspetto accattivante, il gameplay era ancora troppo acerbo. Le interazioni sociali, che dovrebbero essere il cuore pulsante di un simulatore di vita, risultano spesso piatte, rigide o poco spontanee. I CPC, sebbene promettenti, non riescono ancora a restituire quella sensazione di “vita vera” che ci si aspettava. E poi la questione contenuti. Per un gioco in early access, è normale che manchi qualcosa, ma qui parliamo di vere e proprie lacune: routine quotidiane limitate, poche attività realmente coinvolgenti, e un ciclo giorno-notte che a volte sembra più coreografico che funzionale. È come avere una casa da sogno arredata IKEA-style: bella da vedere, ma dopo un po’ ti accorgi che non ci sono abbastanza cassetti.

Il paragone inevitabile: The Sims

Sì, è inevitabile. Ogni volta che nasce un nuovo simulatore di vita, la domanda sorge spontanea: “È meglio di The Sims?”. E se mi aveste chiesto questa cosa dopo aver visto il primo trailer di inZOI, avrei detto un entusiastico “sì!”. Ma oggi, con qualche decina di ore di gioco sulle spalle, il mio entusiasmo si è moderato. Perché The Sims 4, con tutte le sue espansioni a pagamento e i difetti noti, ha un ecosistema rodato. Sa come farci sentire coinvolti. Ci dà strumenti narrativi, routine funzionali, drammi sociali e una community sterminata pronta a creare contenuti ogni giorno. inZOI invece è ancora un adolescente: brillante, creativo, pieno di potenziale, ma incostante, incerto, e un po’ troppo dipendente dal suo look.

Il futuro è tutto da scrivere

E allora, siamo davanti all’ennesima meteora? Un gioco bellissimo che finirà nel dimenticatoio come tanti altri titoli partiti col botto e finiti col botto più grosso?

Non necessariamente. Krafton ha risorse, know-how e (si spera) orecchie pronte ad ascoltare la community. Le prossime settimane saranno cruciali: servono aggiornamenti veri, contenuti tangibili, e una rifinitura profonda del gameplay, soprattutto nelle interazioni e nella varietà delle azioni disponibili.

inZOI è una promessa ancora non mantenuta, ma non per questo già fallita. Per chi ama i simulatori di vita, resta uno spazio di grande interesse, un laboratorio vivente dove osservare come l’intelligenza artificiale e il game design possono evolversi insieme.Io non lo disinstallerò. Anzi, ci tornerò, sperando che ogni update aggiunga un pezzettino di realtà a questo mondo bellissimo ma ancora troppo silenzioso. Voglio ancora credere che, un giorno, mi sveglierò nel mio appartamento virtuale su inZOI, e troverò il mio coinquilino AI che mi propone una serata cinema… e non che si limiti a fissarmi nel vuoto.E voi? L’avete provato? Avete già abbandonato inZOI o ci credete ancora? Raccontatemelo nei commenti o condividete l’articolo sui social: sono curiosa di sapere che tipo di “vita virtuale” cercate! 💬🎮💫

Dai nostri utenti

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