Posy Simmonds è nota soprattutto per la striscia settimanale pubblicata sul Guardian dal 1977 al 1987, “The Silent Three”, una pungente satira sociale sulla classe media londinese. Ha pubblicato diverse raccolte di fumetti (Mrs Weber’s Diary, True Love, Pick of Posy, Pure Posy e Mustn’t Grumble), e in Italia è uscito il suo libro per bambini Le nozze di cioccolato (Mondadori, 1991). E’ stata Cartoonist of the Year nel 1980 e nel 1981, e nel 1998 ha vinto il National Art Library Illustrations Award. Nel 1999 ha pubblicato il romanzo a fumetti Gemma Bovery, che è stato un grande successo. Il suo Tamara Drewe – tratto dal romanzo di Thomas Hardy Via dalla pazza folla – è del 2007.
Nel film si percepisce una forte contrapposizione tra la vita in campagna e quella in città. E’ realmente così in Inghilterra?
Assolutamente sì. In Inghilterra è molto forte il sogno e il desiderio della campagna. Molti inglesi sentono il bisogno di purificarsi o di tornare contadini quando pensano ai bellissimi cottage, ai meravigliosi castelli o anche solo alle rose intorno alle porte delle ville di campagna.
Qui in Italia, per i giovani è molto difficile lavorare come fumettista: molti sono costretti a lavorare per le grandi compagnie americane od ad emigrare in Francia. Anche in Inghilterra è così?
Personalmente non ho mai lavorato con le grandi compagnie del fumetto, infatti ho sempre pubblicato sui giornali. Fino a poco tempo fa, molti giovani erano costretti ad andare in America o in Giappone per lavorare con i fumetti di supereroi o per Judge Dredd. Ma negli ultimi quindici anni c’è stata una crescita notevole in Inghilterra, che prima di allora era molto indietro rispetto alla Francia, al Belgio o all’America.
Nella storia di Tamara Drewe, i personaggi maschili di successo sono spesso personaggi negativi. E’ il prezzo del successo?
Sì in effetti alcuni dei personaggi maschili, come Nicholas, sono negativi. Anche alcune protagoniste, però, lo sono: come ad esempio Beth, la moglie di Nicholas, o la stessa Tamara che, nonostante la sua bellezza, è un personaggio molto debole che cerca sempre di essere rassicurata.
Ha collaborato con Stephen Frears durante le riprese del film? O magari lui le ha chiesto dei consigli?
E’ capitato qualche volta, in particolare con Moira Buffini che ha scritto la sceneggiatura e che spesso mi chiamava per sapere se questa o quella scena andassero bene; oppure per sapere cosa facciamo noi scrittori mentre scriviamo e io le ho risposto che guardiamo fuori dalla finestra, ci togliamo i pallini dal maglione, ci puliamo fra i denti e ogni tanto scriviamo qualcosa… Qualche volta sono andata a casa di Stephen, ma più che altro perché ci conosciamo da tanti e tanti anni.
Un ruolo fondamentale per la storia lo svolgono le due teenager e la loro grande voglia di evasione dal paesino di campagna. Sono un fedele ritratto delle ragazzine del giorno d’oggi?
Lo sono sicuramente. Oltre alla commedia, infatti, c’è anche un forte aspetto di disagio sociale per queste ragazze: una di loro è stata abbandonata dal padre, entrambe vivono in campagna e per questo sono annoiate. E la cosa più grave e che si sta diffondendo sempre di più in Inghilterra, è che per loro non c’è via d’uscita da questa condizione, non c’è una prospettiva per il futuro a causa della mancanza di lavoro.