Intervista a Fabio Monteduro, scrittore Mistery

Per la nostra serie di interviste agli autori e ai creativi, oggi sono qui a fare quattro chiacchiere virtuali con Fabio Monteduro, scrittore thriller/horror con sulle spalle già undici pubblicazioni.  Sul suo canale YouTube è possibile visionare anche alcuni cortometraggi ispirati ai suoi racconti. Unendo così la lettura al video. Vi invito a leggere l’intervista e a visitare tutti i link in fondo all’articolo!

Introduciti e parlaci un po’ di te.

Sono Fabio Monteduro e sono uno scrittore thriller/horror giunto alla sua undicesima pubblicazione. Non ho mai pagato per pubblicare, né mi sono mai autoprodotto.
Tutto ciò che si può leggere di me deriva esclusivamente da regolari contratti di edizione. Sono infatti assolutamente contro l’editoria a pagamento e non credo nemmeno nell’auto produzione. Ma se aborro completamente la prima, credo che chi si butti sulla seconda avrà i sui buoni motivi… e almeno non arricchisce tipografie travestite da case editrici.

Ora introduciti e raccontaci qualcosa di te, ma nel tuo stile di narrazione!

Chi mi legge, definisce il mio modo di scrivere “cinematografico” e sono abbastanza d’accordo con questa definizione. Quello che si intende, immagino, è che i miei romanzi non solo sarebbero facilmente riproducibili sul grande scherma, ma cercano di creare quella che spero sia una certa interattività con il lettore, non mi perdo mai in troppe descrizioni, né dei personaggi , né delle ambientazioni, in quanto lascio alla libertà del lettore e alla sua immaginazione completare insieme a me la storia nelle sue parti non essenziali. Veloci pennellate e poco altro, anche se uno dei punti di forza che mi è spesso riconosciuto, è la creazione della psicologia dei personaggi che cerco di rendere, per quanto possibili tridimensionali. Poi, c’è qualcuno di migliore di me che ha detto che anche il più elaborato dei personaggi, se confrontato con una persona reale, non è che un mucchio d’osso, ma credo che il cercare di rendere un personaggio di finzione più vicino possibile ad una persona reale, sia compito fondamentale dello scrittore, in modo che cerchi di creare un’empatia con i lettori.

Quando hai iniziato a scrivere?

Il mio primo romanzo, “So chi sei… ed altre ossessioni”, è datato 2004… quindi un sacco di tempo, mi sa.

Hai un genere preferito, oppure ti piace scrivere su più generi?

Assolutamente l’horror, ma qui va fatta una doverosa distinzione: quello che mi piace, che vedo, leggo e scrivo, è un horror psicologico, sottinteso. Difficilmente troverai nei miei romanzi i cosiddetti “mostri”… o inutili spargimenti di sangue tanto per far accadere qualcosa. L’horror che preferisco è subdolo, nascosto, “è un cane sleale, pronto a morderti quando meno te lo aspetti”, per autocitarmi. Non sopporto lo splatter e non sopporto i serial killer sadici… per me, ma lo ribadisco, per me, quello non è horror. Fa schifo, ribrezzo, non paura. E nei miei romanzi il “cosa è” sarà sempre predominante sul “chi è”.

E come è nata la tua passione per l’ horror psicologico?

In realtà, devo questa mia passione a mia madre. Lei amava questo genere e credo che io sia sempre stato attratto da tutto ciò che è misterioso, che non abbia una spiegazione razionale. Il razionale è noioso, non trovi?

Quando ti capita di stare in giro e ti viene un’idea, come la “intrappoli” (note vocali sul telefono, appunti veloci su un blocco note etc.)?

Quando mi viene all’improvviso una frase che penso sia “figa”, normalmente la scrivo su un blocco notes che porto sempre con me. Ma resto dell’idea che il cervello di uno scrittore sia come un mobile pieno di cassetti e ogni cosa che, anche inconsciamente, attiri la sua attenzione, finisce in uno di quei cassetti che, alla bisogna, si aprirà da solo per fornire quell’idea o quella particolare situazione. Avrei decine di esempi da portare, per quanto mi riguarda.

Ci sono autori a cui ti ispiri?

Facile dire Stephen King, anche perché è stato il primo autore del genere che prediligo, a destare completamente la mia attenzione. Ma anche qui va fatto un distinguo. Parliamo del King fino alla serie della Torre Nera. Dopo è stata solo un’accozzaglia di cose dette e ridette e scritte pure male, tanto che dubito sia più stato lui a scriverle. King ormai è un’industria mondiale, non è più solo uno scrittore e la sua incredibile e forse irripetibile capacità, si è annacquata nello smisurato conto in banca. Ma cose come IT, come L’Ombra dello Scorpione e soprattutto comune Pet Sematary, sono a livelli talmente alti, per come sono stati scritti, che forse rappresentano una delle vette più alte che un qualsiasi scrittore possa raggiungere.

Quando devi scrivere un nuovo racconto, ci sono mille cose da tenere in considerazione. Noi siamo tutti abituati a leggere i libri in maniera lineare, e molte volte ci sono capitoli interi con flashback o richiami alla lore, o alla storia personale del protagonista. Queste cose tu preferisci definirle prima, oppure scrivi i capitoli in sequenza e le sviluppi man mano?

Per quanto mi riguarda, dipende dal tipo di romanzo che sto scrivendo. Per esempio “Cacciatori di Fantasmi” e “AIRAM”, sono pieni di flashback. Normalmente, però, tendo a presentare prima i protagonisti. Ma nessuna di queste per me è una regola ferrea. In realtà, scrivo come mi viene, senza pensarci troppo.

Come si sceglie il titolo di un libro (o di un racconto)?

In effetti non è mai una cosa semplice. Per fare un esempio, il prossimo libro che pubblicherò (ovviamente ancora con DZ) ha avuto diversi titoli, prima di sceglierne uno. Pensa che ancora adesso non ne sono convintissimo, ma credo che alla fine andrà bene. Normalmente, però, non ho difficoltà particolari, viene di getto… insomma: Jodi, Avamposto dell’Inferno, Anima Nera, Otto Minuti a Mezzanotte, Dove le strade non hanno nome, Zona di Frontiera, Cacciatori di Fantasmi, Airam e Gli artigli dell’aquila, mi paiono tutti bei titoli, no?

Come scegli la suddivisione in capitoli?

Non ne ho idea, credimi. Tutto ciò che scrivo avviene di getto, almeno nella prima stesura. Normalmente cerco di fare in modo che i capitoli non siano sequenziali, ma che introducano altro. Ma non è una regola. Come avrai capito, di regole ne uso davvero poche.

Nei tuoi racconti, quanto c’è di attualità, per quanto celata dietro metafore?

Se prendiamo, per esempio, Cacciatori di Fantasmi e Gli Artigli dell’Aquila, molti dei fatti “paranormali” descritti nei libri, sono accaduti a me personalmente. AIRAM, invece, è tratto da un fatto di cronaca nera realmente accaduto in Francia. La realtà è un formidabile veicolo creativo, per me, forse è per questo che il fantasy non mi è mai piaciuto troppo.

E nei tuoi personaggi, quanto c’è di te?

Spero poco, visto che sono tutti personaggi o folli o perseguitati da entità sovrannaturali. Cerco, per quanto mi è possibile, di creare in ognuno dei personaggi un suo excursus, un suo background, un suo passato che lo rende quello che è. Poi, è normale che, scrivendo di… paura, cerco di scrivere di cose che soprattutto fanno paura a me.

Vuoi lasciare un messaggio ai lettori di Satyrnet che vogliono avvicinarsi alla scrittura?

Credo che quando si decida di seguire un autore, di leggere un suo romanzo, bisogna conoscerlo un po’. Questa nostra chiacchierata penso abbia questo scopo. Nessuno si è mai lamentato dopo aver comprato un mio romanzo, quindi suppongo che sia piaciuto. Nei miei libri troverai il mistero, la paura e soprattutto ti lascerò la libertà di scegliere cosa davvero ti terrorizza, al di là di quanto raccontato. Leggere un mio libro è come sbirciare da una porta socchiusa, su una stanza buia, in una casa abbandonata… non sai mai cosa ti aspetta.

Vi è piaciuta l’intervista a Fabio Monteduro? Ora siete curiosi di leggere i suoi libri? Benissimo, allora eccovi i link a cui fare riferimento:

Se volete ordinare o acquistare online i libri di Fabio, potete farlo dal suo Sito Ufficiale: https://fabiomonteduro.site123.me

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