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Il Signore del Tempo di Giuseppe Lipparini

La collana de iCartesiani si arricchisce di un nuovo titolo, che ci porta direttamente nel panorama della narrativa di anticipazione, ovvero la prima fantascienza concepita in ambito letterario italiano. Stiamo parlando de “Il Signore del Tempo” di Giuseppe Lipparini, dapprima pubblicato nel 1901, a puntate, sul quotidiano “Il resto del Carlino”, poi in versione integrale come romanzo, nel 1904, per la Remo Sandon Editore.

“Il signore del tempo” racconta la storia di un eminente scienziato che inventa una vera e propria macchina in grado di catturare le tracce lasciate, nel tempo, da coloro che vissero nel passato più antico, come in quello più vicino. Per un errore nella preparazione delle lastre fotografiche, il professor Schwarz trasforma la sua macchina fotografica in un vero e proprio “cronoscopio”, in grado di catturare e poi proiettare le immagini del passato come se si guardasse un film al cinema. Sono immagini eteree ed evanescenti che mostrano le tracce lasciate dalle persone, e dalle loro azioni, nel flusso temporale. Quando Schwarz annuncia la sua scoperta alla comunità scientifica a cui appartiene, lo stupore e l’esaltazione della stessa è altissima. Ma cosa accadrebbe se l’occhio indiscreto della macchina fotografica potesse cogliere l’intimità e toccare la privacy di ognuno? L’opinione pubblica come accoglierebbe questa possibilità? E, di conseguenza, si è pronti ad abdicare al proprio diritto alla riservatezza, per la lotta alla prevenzione di atti criminosi o l’amore per la ricerca storica?

Siamo nel 1901, fuori dai confini italiani vengono concepiti romanzi come “The Time Machine” di Herbert George Wells o “L’historioscope”, “Il Cronoscopio” di Eugène Mouton. Probabilmente Lipparini si rifà direttamente a questi esempi per il suo “Il Signore del Tempo”, ma lo fa centrando uno dei temi chiave della narrativa legata al “viaggio nel tempo”, quelli legati alla privacy e al diritto alla riservatezza di ogni singolo individuo. La sua “macchina fotografica” di scrittore, così, sembra aver catturato non solo il passato, ma le linee di un futuro possibile, un futuro che il nostro presente sta ancora percorrendo e che ci porta a riconsiderare il concetto di riservatezza, di regole sociali e della necessità di sviluppare un proprio pensiero critico e consapevole nei confronti delle innovazioni che ci circondano. Perché, anche se la scienza e la tecnologia progredisce velocemente nel loro percorso di ricerca, l’animo umano ha bisogno di molto più tempo per capire, valutare e considerare i limiti di una innovazione “senza limiti”.

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