Attorno a una delle chiese più antiche del Molise, Santa Maria della Strada, ruota una curiosa leggenda giunta fino a noi solo in forma frammentaria. La leggenda di Re Bove e il suo amore proibito è una di quelle storie che intrecciano storia, fede e folklore, permeando il tessuto culturale di un territorio per secoli. Il racconto si colloca in un’epoca remota, quando il potere dei sovrani si mescolava all’autorità della Chiesa, ei desideri più intimi potevano essere ostacolati dalle rigide norme morali e religiose. La vicenda narra di un re tormentato dall’amore per la propria sorella, tanto forte da spingerlo a cercare il permesso di sposarla direttamente dal Papa.
Il Pontefice, pur consapevole dell’eccezionalità della richiesta, non la rifiutò del tutto. Tuttavia, pose una condizione che sembrava insormontabile: il re avrebbe dovuto edificare cento chiese, una prova di fede e dedizione che sarebbe stata giudicata da Dio stesso. Re Bove, determinato a realizzare il suo sogno, non si lasciò scoraggiare dall’enormità dell’impresa, ma ben presto si rese conto dell’impossibilità di portarla a termine da solo.
Fu a quel punto che il Diavolo, astuto e sempre alla ricerca di anime da corrompere, si presentò al sovrano. Con la promessa di edificare insieme le cento chiese in cambio della sua anima, il re accettò il patto oscuro. Il lavoro procedette spedito, con la mano del Maligno che innalzava una dopo l’altra le imponenti costruzioni sacre. L’accordo sembrava procedere senza intoppi, e in poco tempo, ben novantanove chiese furono completate.
Tuttavia, quando ormai stava per essere ultimata anche l’ultima chiesa, quella che avrebbe sancito il compimento del patto e la dannazione eterna del re, accadde qualcosa di inaspettato. Re Bove, sopraffatto dai rimorsi e dal peso della sua anima perduta, ebbe un pentimento. La consapevolezza del peccato commesso e la paura del castigo eterno lo portarono a rivolgersi a Dio, implorando il Suo perdono. In un atto di misericordia divina, Dio accolse la supplica del sovrano e lo libererò dal patto diabolico.
Il Diavolo, infuriato per essere stato ingannato, scagliò un enorme sasso, simbolo della sua frustrazione e della sconfitta subita. Quel masso, secondo la tradizione, si trova ancora oggi accanto alla Chiesa di Santa Maria della Strada, una delle poche rimaste a testimonianza di quella grande impresa. Questa chiesa, che custodisce le spoglie di Re Bove, è oggi un luogo di culto, ma anche di leggenda, un ponte tra la storia e il mito.
Delle cento chiese originariamente progettate, ne rimangono oggi solo sette, sparse come reliquie di un tempo antico. Ogni chiesa sopravvissuta è un monito del potere della fede e della redenzione, ma anche delle insidie del compromesso morale. La storia di Re Bove e del suo patto con il Diavolo continua a vivere nel folklore locale, tramandata di generazione in generazione, come esempio della fragilità dell’animo umano di fronte al peccato, ma anche della potenza del pentimento e del perdono divino.
Le sette chiese rimaste sono oggi meta di pellegrinaggi e curiosità, non solo per il loro valore religioso, ma anche per il fascino che emana dalle leggende che le circondano. La Chiesa di Santa Maria della Strada, in particolare, rimane il fulcro di questo antico racconto, con il masso del Diavolo che ne è diventato un simbolo. La vicenda di Re Bove si inscrive così nella tradizione delle storie medievali, dove la lotta tra bene e male, peccato e redenzione, si svolgeva non solo nelle anime dei protagonisti, ma anche nei segni tangibili lasciati sul territorio. Una storia che, pur essendo avvolta nella leggenda, continua a suscitare riflessioni profonde sull’amore, il sacrificio e la salvezza eterna.
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