Il fantasy continua ad essere un genere amato e seguito, soprattutto in letteratura, in attesa della conclusione di saghe storiche che durano da anni, come quella delle Cronache del ghiaccio e del fuoco di George R. R. Martin, di cui forse l’anno prossimo vedremo il nuovo capitolo. Per ingannare l’attesa ci sono varie proposte, anche auto conclusive, come Il priorato dell’albero delle arance di Samantha Shannon, uscito per Oscar Fantastica. Un volume unico che chiude la storia nelle sue ottocento pagine (anche se volendo l’appiglio per un seguito ci sarebbe), in cui l’autrice, già nota per alcuni romanzi young adult di genere fantascientifico, racconta una vicenda che riecheggia Martin in alcuni punti, tra draghi, personaggi femminili forti e giochi di potere, ma che soprattutto ricorda Marion Zimmer Bradley e i suoi universi di donne guerriere e magiche.
Samantha Shannon porta i suoi lettori e lettrici in un mondo parallelo, diviso in tre zone, Occidente, Oriente e Meridione, che hanno costruito le loro vite dopo un incontro scontro con i draghi, in particolare con uno di loro, il Senza Nome, sconfitto e imprigionato mille anni prima ma che ora minaccia di tornare, diffondendo tra l’altro la peste draconica. Ogni zona dei regni de Il priorato dell’albero delle arance ha le sue pecularità: l’Occidente ricorda i regni europei medievali ed è dominato dalla lunga dinastia delle regine della casata Berthnet, la cui capostipite sconfisse il Senza Nome, o almeno così si narra: l’ultima è Sabran, una donna ormai adulta, che ha visto la sua famiglia decimata in complotti e intrighi e che deve sposarsi per poter partorire la sua unica figlia possibile, perché altrimenti la dinastia si estinguerà e il Senza Nome tornerà. L’Oriente, invece, è un luogo dove si racconta che il Senza Nome sia stato sconfitto dai draghi d’acqua, visti come divinità e presenti nel luogo, e per questo motivo è in lotta da millenni con l’Occidente.Qui vive Tané, una ragazza aspirante cavaliere dei draghi, che però viene mandata in esilio dopo che ha nascosto un clandestino proveniente dall’Occidente. Il Meridione ospita il priorato che dà il titolo al libro, e da lì è arrivata in segreto in Occidente Ead Duryan, figlia di un uomo accusato di eresia, membro di un ordine segreto che contrasta i servitori del Senza Nome, soprattutto dotata di poteri magici in un luogo in cui la magia è un crimine. Ead Duryan deve vegliare sulla regina Sabran per conto della priora del suo ordine, e ad un certo punto dovrà scegliere tra la lealtà alla sua terra di origine e quella alla sovrana che protegge, a cui si è affezionata dopo aver visto la sua solitudine e il suo bisogno d’affetto.
Il priorato dell’albero delle arance è un romanzo lungo, appassionante, a tratti un po’ complesso, con tante trame parallele che l’autrice porta avanti finché non convergono in unico finale, usando uno schema tipico appunto di Martin, qui però non c’è in gioco la conquista di un trono ma il salvare un mondo da una minaccia dal passato e nello stesso tempo cercare di cambiarlo da regole obsolete e oppressive. Come nei romanzi della Bradley, tornano i tre archetipi delle donne del fantasy, la regina, la maga e la guerriera, in una storia dove si parla anche di incontro scontro tra culture, della necessità di cambiare, della ricerca della verità.
Forse Il priorato dell’albero delle arance non è il migliore romanzo fantasy di sempre, ma sa dare emozioni e immergere in un mondo che viene preannunciato sin dalla copertina e dalla veste grafica, un mondo con echi della realtà, con ricordi di altre storie ma che sa comunque avvolgere e trascinare.