Il potere del fantastico: come film e videogiochi trasformano la nostra visione della realtà

Il fantastico ha sempre avuto una funzione cruciale nell’esperienza umana. Dai miti antichi alle narrazioni moderne, le storie che trascendono il quotidiano hanno plasmato la nostra immaginazione collettiva, fornendo nuove chiavi di lettura della realtà. Oggi, con la potenza visiva del cinema e l’interattività dei videogiochi, il fantastico assume una forza senza precedenti, capace non solo di intrattenere ma anche di influenzare il modo in cui percepiamo il mondo.

L’immaginario fantastico crea universi in cui tutto è possibile: draghi volanti, eroi immortali, viaggi nel tempo e multiversi coesistenti. Questi mondi, apparentemente lontani dal nostro, agiscono come specchi deformanti in cui la realtà si riflette in forme nuove e inaspettate. Il cinema, con la sua capacità di visualizzare l’invisibile, e i videogiochi, con la loro interattività immersiva, hanno la straordinaria capacità di riscrivere i confini dell’immaginazione. Ma in che modo questo processo incide sulla nostra percezione del reale?

In primo luogo, il fantastico ridefinisce ciò che riteniamo possibile. Opere come Matrix o Inception hanno sfidato il concetto stesso di realtà, portando lo spettatore a interrogarsi sul significato del mondo che lo circonda. Se la realtà può essere simulata o manipolata, allora cos’è davvero reale? Questi interrogativi non si limitano al piano della narrazione ma si trasferiscono nella vita quotidiana, alimentando il dibattito filosofico, scientifico e persino tecnologico. Non è un caso che l’attuale sviluppo del metaverso e della realtà virtuale debba molto a queste narrazioni visionarie.

I videogiochi, dal canto loro, offrono un’esperienza ancor più personale e partecipativa. Giochi come The Legend of Zelda, Dark Souls o Hollow Knight non si limitano a raccontare storie: chiedono al giocatore di abitarle, di vivere le emozioni dei protagonisti e di affrontare dilemmi morali. In questo senso, l’interattività permette non solo di osservare mondi fantastici, ma di plasmarli attivamente. Ogni scelta presa dal giocatore diventa un atto creativo che, in qualche modo, si riflette nella sua visione della vita reale. Un giocatore abituato a superare ostacoli insormontabili in un contesto fantastico potrebbe sentirsi più fiducioso nell’affrontare le sfide della quotidianità.

Un altro aspetto cruciale del fantastico è la sua capacità di liberare l’immaginario collettivo, aprendo spazi per il “nuovo”. Spesso si pensa che il fantastico sia una fuga dalla realtà, ma a ben vedere è proprio il contrario: il fantastico non solo rispecchia il presente, ma immagina futuri alternativi. La fantascienza, in particolare, ha prefigurato molte delle tecnologie che oggi diamo per scontate. I telefoni cellulari, i tablet e persino l’intelligenza artificiale sono stati “sognati” da opere come Star Trek o i romanzi di Isaac Asimov, dimostrando che il fantastico non è un rifugio dall’esistente, ma una fucina di invenzioni.

In questo senso, il fantastico può essere interpretato come uno “spazio liminale”, una soglia tra il conosciuto e l’ignoto. Abitare questa soglia permette di accedere a uno spazio mentale in cui idee impensabili diventano improvvisamente realizzabili. Quando vediamo un film come Avatar e ci meravigliamo per la biodiversità del pianeta Pandora, il nostro sguardo verso le foreste terrestri cambia. Quando viviamo l’avventura di un protagonista che supera i propri limiti, anche noi ci sentiamo spinti a oltrepassare i nostri confini. È questo il potere trasformativo del fantastico: non è un’evasione, ma un allenamento della mente a vedere il mondo con occhi diversi.

Il fantastico diventa così uno strumento culturale per superare i limiti del pensiero. Esplorare realtà impossibili porta a riconsiderare i confini di ciò che pensiamo sia possibile. Questo processo ha un impatto concreto non solo sul nostro immaginario personale ma anche su quello collettivo. Il concetto di “immaginario collettivo” si riferisce al patrimonio simbolico, mitologico e culturale condiviso da una comunità. Le storie fantastiche, diffondendosi attraverso film e videogiochi, contribuiscono a plasmare nuove visioni comuni. Pensiamo ai supereroi: una volta confinati alle pagine dei fumetti, oggi sono icone universali che incarnano ideali di giustizia, sacrificio e lotta per il bene comune. Il loro successo testimonia il desiderio collettivo di vedere il mondo trasformato in meglio, di credere che anche l’impossibile possa realizzarsi.

Anche la psicologia riconosce l’importanza del fantastico. L’immaginazione non è solo un rifugio, ma una forma di pensiero “controfattuale”, ovvero la capacità di immaginare scenari alternativi rispetto a ciò che è accaduto. Questa abilità è fondamentale per il problem-solving, per la creatività e per la resilienza emotiva. Chi riesce a immaginare finali diversi per le proprie storie personali è più capace di affrontare i traumi e le difficoltà. In questo senso, il fantastico non è solo intrattenimento, ma una risorsa terapeutica.

Infine, il fantastico alimenta il bisogno umano di meraviglia. Il sociologo Zygmunt Bauman sottolineava come la modernità liquida avesse ridotto la capacità di provare stupore, rendendo la realtà sempre più prevedibile e regolata da algoritmi. Il fantastico, invece, risponde al desiderio primordiale di stupirsi, di sentirsi parte di qualcosa di più grande. Questo desiderio è universale e si manifesta in tutte le culture: dai racconti orali delle tribù antiche ai blockbuster di oggi. Quando entriamo in una sala cinematografica o indossiamo un visore VR per esplorare un videogioco, torniamo a essere esploratori di mondi sconosciuti, ritrovando la meraviglia che il mondo reale, troppo spesso, ci nega.

In conclusione, il fantastico ha il potere di trasformare la nostra visione della realtà su più livelli. Ridefinisce i confini del possibile, favorisce la nascita di nuove idee e rafforza la nostra resilienza emotiva. Film e videogiochi, con la loro potenza narrativa e immersiva, offrono un’esperienza unica di “realtà aumentata” mentale, in cui il possibile e l’impossibile si fondono. Non si tratta solo di evasione, ma di un percorso di crescita personale e collettiva. Attraverso il fantastico, impariamo a vedere il mondo non per come è, ma per come potrebbe essere. E in questo atto di immaginazione, forse, si nasconde il seme del cambiamento.

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