Zerocalcare (Arezzo, 1983), dopo aver vissuto in Francia, si trasferisce a Rebibbia (Roma), quartiere cui l’autore è molto legato. Da sempre molto attivo nel mondo dei centri sociali, partecipa a numerose edizioni della manifestazione “Crack Fumetti Dirompenti”, realizzando numerose locandine di concerti, copertine di dischi e fanzine.Nel 2011 realizza il suo primo libro a fumetti, “La profezia dell’Armadillo”, che nel 2012 viene ristampato in un’edizione a colori da BAO Publishing e si aggiudica a Lucca il premio Gran Guinigi come Miglior Storia Breve. Il suo blog diventa in breve tempo uno degli spazi web più visitati. Quello stesso anno, sempre per BAO, pubblica il suo secondo libro, “Un polpo alla gola”, in cui per la prima volta si cimenta con un racconto di ampio respiro. Nel 2013 escono “Ogni maledetto lunedì su due” e “Dodici”. Insieme a Valerio Mastandrea, inoltre, lavora alla sceneggiatura per il film tratto da “La profezia dell’Armadillo”.Il suo quarto libro, “Dimentica il mio nome”, pubblicato nel 2014, viene candidato al Premio Strega 2015: dopo essere arrivato nella dozzina dei finalisti, il libro si piazza al secondo posto nella sezione Giovani. Nello stesso anno, ottiene il Premio dell’anno della trasmissione “Fahrenheit” di Radio 3 Rai, e il Premio Speciale Librerie Feltrinelli ai Gran Guinigi 2015 di Lucca Comics & Games.A inizio 2015, sulla rivista “Internazionale”, Zerocalcare pubblica un reportage a fumetti intitolato “Kobane Calling”, in cui racconta la propria esperienza sul confine turco-siriano in supporto al popolo curdo, che vince il Premio Micheluzzi come Miglior Storia Breve nel 2016. Il reportage, arricchito da una seconda parte inedita, è stato raccolto in volume da BAO Publishing diventando un best seller in libreria con una tiratura da 100.000 copie.
La Sala degli Staffieri di Palazzo Ducale ospiterà le tavole originali di alcune fra le più memorabili storie tratte dal blog e dalle graphic novel “La profezia dell’armadillo”, “Un polpo alla gola”, “Dimentica il mio nome” e del recente “non-reportage” “Kobane Calling”, oltre ad una selezione dei suoi primi lavori underground.