Sessant’anni fa, nel 1956, il cinema di fantascienza ha visto nascere una delle sue opere più iconiche: Il pianeta proibito (Forbidden Planet), diretto da Fred M. Wilcox e prodotto dalla leggendaria Metro-Goldwyn-Mayer. Questo film non solo ha segnato un punto di svolta nel genere, ma ha anche influenzato enormemente le opere successive, diventando un vero e proprio caposaldo della sci-fi. Con il suo mix di avventura spaziale, mistero alieno e riflessioni filosofiche, Il pianeta proibito è stato tanto un successo commerciale quanto un’opera che ha aperto nuove strade per il cinema di fantascienza, con l’uso di tecniche innovative e un cast che ha lasciato il segno.
Un’avventura nello spazio con un retrogusto shakespeariano
La storia si sviluppa nel lontano XXIV secolo, quando l’incrociatore spaziale C-57-D, comandato dal comandante John J. Adams (Leslie Nielsen), riceve l’incarico di investigare sul pianeta Altair IV. La missione è chiara: scoprire cosa è successo alla spedizione Bellerofonte, che vent’anni prima aveva esplorato quel pianeta senza più fare ritorno. Al loro arrivo, il comandante e il suo equipaggio vengono accolti da una sorpresa: l’unico sopravvissuto alla missione precedente è il professor Edward Morbius (Walter Pidgeon), un filologo che vive isolato con sua figlia Alta (Anne Francis), nata su Altair IV. L’uomo cerca di dissuadere gli estranei dall’atterrare, ma quando il robot Robby il robot (una delle figure più iconiche della storia del cinema) arriva a prenderli, si rendono conto che qualcosa di più grande sta accadendo. Morbius, che ha studiato la civiltà aliena dei Krell, si trova a dover affrontare il terribile segreto di Altair IV: una forza misteriosa, che inizierà a minacciare l’equipaggio e a risvegliare il lato oscuro della mente umana.
Aggiungi commento