Il romanzo “Il paese più bello del mondo” di Luca Zorloni, giornalista che si occupa di economia e innovazione ed è attualmente responsabile dell’area digitale di Wired Italia, ci trasporta in un’Italia del 2032 totalmente trasformata. Le città d’arte, invece che luoghi di cultura e storia, sono diventate parchi a tema dove i turisti stranieri possono vivere un’esperienza nostalgica del passato. Ma dietro questa facciata idilliaca si nasconde una realtà ben più cupa: un sistema di oppressione che costringe i cittadini a lavorare nei parchi a tema e a obbedire al regime.
In questo contesto inquietante prende forma la Rete, un gruppo di ribelli determinati a rovesciare il regime e a riportare la libertà nelle città italiane. Per farlo, però, devono mettere le mani su un tesoro segreto, la chiave per abbattere il sistema oppressivo. Il protagonista del romanzo è Annibale Manin, una guida turistica a Venezia, un cittadino onesto e pacato che si tiene lontano dai guai. La sua vita tranquilla viene sconvolta quando si ritrova involontariamente coinvolto nell’intrigo della Rete e scopre un mistero legato alla sua stessa famiglia.
L’ ispirazione di Luca Zorloni nasce da quelle promesse politiche che talvolta sentiamo riguardo al potenziale turistico dell’Italia. E se effettivamente ciò diventasse realtà? Il romanzo ci mostra una visione distopica di un’Italia in cui l’arte e la cultura sono sfruttate a fini oppressivi, mettendo in luce la fragilità di un sistema che potrebbe facilmente degenerare. Una riflessione profonda sul potere della storia e sull’importanza di preservarne l’autenticità e la libertà.