Nick Harkaway, il mondo dopo la fine del mondo (traduzione di Annamaria Bivasco e Valentina Guani) è il romanzo d’esordio di Nick Harkaway, figlio di John Le Carré. Il volume è pubblicato da 451, il nuovo progetto editoriale di Edizioni BD dedicato alla fantascienza e volto a guardare e indagare con occhi nuovi una società che è in continuo, veloce, cambiamento. A giugno si sono aperte le danze con tre autori che hanno suscitato molto interesse: Sheila Williams, Relazioni, Alan Moore, La voce del fuoco e Al Ewing, L’uomo immaginario. Harkaway, ci catapulta in una favola politica sull’assurdità della guerra, un’opera di fantascienza sarcastica sui pro e i contro dell’Apocalisse. Per i lettori di China Miéville, Terry Pratchett e Iain M. Banks. Per i fan di Alien, Matrix, Karate Kid e I predatori dell’arca perduta.
Un protagonista senza nome e il suo eroico amico Gonzo Lubitsch devono affrontare la disumana minaccia delle bombe svuotanti, che hanno ormai cancellato intere zone della realtà. Vivendo ai confini della Zona Abitabile i due amici insieme ad una ciurma di eroi a dir poco male assortita, si ritrovano a combattere le minacce che provengono dall’esterno della Zona Abitabile. Tra irreali battaglie e pericolosi triangoli amorosi i protagonisti si ritroveranno infine di fronte all’occasione di salvare ciò che di umano resta nel mondo, ma soprattutto si troveranno davanti ad un inestricabile dilemma: ne vale davvero la pena?
Una favola politica sull’assurdità della guerra, un’opera di fantascienza sarcastica sui pro e i contro dell’Apocalisse, un thriller imbottito di cospirazioni, guerrieri ninja e cani cannibali, un horror alla Lovecraft sul nostro futuro (e non così remoto). La trama: le Bombe Svuotanti hanno cancellato intere zone dalla faccia della Terra. In questo scenario, un mercenario senza nome e il suo eroico compare, Gonzo Lubitsch, accompagnati da una ciurma di guerrieri mal assortita e rotta a ogni esperienza, hanno nelle loro mani il destino dell’umanità. Una slavina di cambi di registro, digressioni e divertissement, maneggiati attraverso una lingua capace di ridere e di far pensare, danno forma a un’odissea nella tradizione del miglior Kurt Vonnegut.