Il mio vicino Totoro

 

“Il mio vicino Totoro” (o solo “Il vicino Totoro”) è il film che più di tutti rappresenta l’immagine dello Studio Ghibli. Acclamato dalla critica e dal pubblico, il film ha vinto l’Animage Anime Grand Prix nel 1988, mentre l’anno seguente si è aggiudicata il premio nella categoria miglior film al Mainichi Film Concours. Il personaggio di Totoro è stato talmente apprezzato da essere in seguito utilizzato per il logo dello Studio Ghibli. Nel 2008 la rivista inglese Empire lo inserì al numero 275 della lista dei 500 migliori film della storia. In Italia il film è approdato il 18 settembre 2009, a ventun anni di distanza dalla prima proiezione giapponese.

Le vicende del film sono ambientate nell’hinterland di Tokyo nei primi anni cinquanta,protagonisti due bambine,Satsuki 11 anni,e Mei 4 anni, che si stanno trasferendo col padre da lì a Matsu no Gô, un villaggio di campagna per andare a vivere più vicini alla loro mamma che è ricoverata in ospedale. Per le due bambine è un viaggio alla scoperta della Natura dele sue forze. Satsuki e Mei incontreranno per primi gli makkurokurosuke (nel libro definiti “susuwatari”), spiritelli della fuliggine che occupano le vecchie case abbandonate e che solo i bambini possono vedere e in seguito Mei incontrerà Totoro,uno spirito buono nascosto dentro un albero di canfora. Un essere dall’aspetto un po’ pittoresco: un incrocio tra una talpa, un orso e un topo.

Quando Miyazaki concepì per la prima volta Il mio vicino Totoro, la protagonista era unica ed era una bambina di 6 anni. Prima di avviare la produzione però, decise di dividerla in due sorelle, una più grande e una più piccola di quella che aveva in mente. Ecco come sono nate Satsuki e Mei. La loro origine comune è visibile nel nome: “Mei” è la versione giapponese della parola inglese per maggio (May); “Satsuki” è un termine in giapponese arcaico per il quinto mese dell’anno, maggio appunto. Per il personaggio di Mei fu preso a modello la nipotina di Miyazaki.. Il film è in parte autobiografico. Quando Miyazaki e i suoi fratelli erano piccoli, la loro madre ha sofferto di tubercolosi spinale per nove anni, trascorrendo molto del suo tempo in ospedale. Di conseguenza nel film, anche se non viene mai rivelato, la madre di Satsuki e Mei soffre anch’essa di tubercolosi. Miyazaki una volta disse che per lui sarebbe stato troppo doloroso se i due protagonisti fossero stati bambini anziché bambine.

 

Fra i doppiatori italiani dell’opera ricordiamo la ben nota Letizia Ciampa,la sua voce ha dato vita a Satsuki mentre l’esperto Vittorio Amandola ha prestato la sua voce ad interpretare Totoro e il Gattobus,la brava Lilian caputo è Mei,la sorellina di Satsuki. 

Qual è il titolo corretto?

Il titolo originale e’ “Il vicino Totoro” (senza possessivo alcuno), originariamente espresso con costrutto genitivo-attributivo (specificazione attributiva). Ho chiesto mi spiegasse meglio cosa intendesse… Genitiva attributiva, una costruzione genitiva che propone un complemento di specificazione dal valore attributivo del sostantivo specificato. Questa cosa è  tipica delle lingue agglutinanti, quindi il Giapponese, ma e’ un po’ presente anche in Inglese (soprattutto con le specificazioni sostantivali dirette), e poco poco anche in Italiano.  
Ad esempio, se io dico “Il viaggio della disgrazia”, intendo chiaramente “Viaggio disgraziato”, dato che la specificazione diventa automaticamente metaforica, no? Questa cosa in Giapponese funziona anche con quelle che per noi sono apposizioni di specificazione. Quindi -ad esempio- “Kaeru no Elta” (Elta delle/a rane/a) significa in effetti “Elta la Rana”. Ovvero il “concetto appositivo” di “rana2 si “attacca” genitivamente al sostantivo principale “Elta”, ma lo specifica non in senso di appartenenza reale, ma di appartenenza meramente concettuale, indi appositiva-attributiva. Insomma la parola MIO non c’era già nel titolo originario.

 

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