Pubblicato nel 1890, Il grande dio Pan è un racconto in cui l’orrore non viene mai descritto chiaramente ma soltanto accennato e lasciato intendere in termini di terrore che suscita in chi vi assiste. In molti hanno ravvisato concetti e stili narrativi divenuti in seguito la cifra stilistica di H. P. Lovecraft.
L’autore Arthur Machen, noto per i suoi racconti dell’orrore, del fantastico e del soprannaturale, trascina così il lettore in una tensione crescente. È l’opera più inquietante dell’autore gallese, un romanzo potente ed evocativo che riporta alla luce antiche leggende pagane secondo cui il Male è parte integrante della realtà.
A tradurre in immagini queste atmosfere terrificanti è l’artista Adam Fyda che, con i suoi suggestivi bianchi e neri, ritrae i risultati di un folle esperimento scientifico.
È infatti da un esperimento che la storia prende il via. Il dottore Raymond sottopone sua figlia adottiva Mary a un delicato intervento al cervello, con lo scopo di aprire il suo “terzo occhio”: quello che l’avrebbe messa in contatto le divinità primordiali, in particolare con il dio Pan. Si tratta del dio caprino, che rappresenta il mondo e la natura nei suoi aspetti più selvaggi e incontaminati. La sua voce incute un grande smarrimento in chi la ode, da qui la nascita del termine “panico”. L’esito dell’esperimento sarà catastrofico.
Un capolavoro della narrativa dell’orrore di tutti i tempi, che ora rivive in un travolgente adattamento a fumetti: Il grande dio Pan di Adam Fyda, pubblicato da Edizioni NPE con la traduzione di Gloria Grieco. In libreria dal 22 settembre.
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