Il 12 marzo 2022 inaugura presso la Galleria d’arte fantastica del Mufant la nuova mostra temporanea Il Futuro è servito. Immagini dell’Avvenire su piatti dell’Ottocento o dell’inizio del Novecento”. Il museo ha sempre dato spazio, attraverso mostre ed eventi, alla letteratura e all’illustrazione ‘fantascientifica’ del XIX secolo, epoca in cui nacque l’immaginario moderno sul futuro, grazie anche, come sosteneva Isaac Asimov, all’avvento dell’industrializzazione e al suo diffondersi nella coscienza popolare. La nascita di questo nuovo genere letterario, che ha poi progressivamente “invaso” gli altri mass media e le arti in generale, ha consentito di porre al centro della riflessione popolare un tema che non ha mai esaurito il suo potenziale: il futuro.
Su questi temi esiste a Torino una delle più grandi collezioni dedicata, appunto, al futuro immaginato nel passato. La collezione è stata creata da Piero Gondolo della Riva, ricercatore e collezionista piemontese, il quale, per decenni, ha studiato lo scrittore francese Jules Verne, radunando migliaia di documenti di ogni tipo a lui relativi (manoscritti, edizioni rare, fotografie, manifesti, mobili ed oggetti appartenuti allo scrittore ed al suo editore, cartoline, figurine, francobolli, etc.), oggi conservati nella casa – museo Verne di Amiens.
Piero Gondolo della Riva, incaricato dall’editore Hachette di curare la pubblicazione del manoscritto (inedito) di Jules Verne Paris au XXe siècle, uscito per la prima volta nel 1994 e tradotto in decine di lingue, ha cominciato la sua attuale collezione di libri e documenti relativi al futuro immaginario per conoscere quanto, nel passato, fosse stato scritto a tale proposito. Fra i moltissimi documenti sul futuro che questa straordinaria collezione contiene, vi è un centinaio di piatti, prodotti fra la metà dell’Ottocento e la prima guerra mondiale, decorati con immagini che mostrano il futuro immaginario o la conquista futura dello spazio. Proprio su questa rara ed eccezionale collezione di piatti è focalizzata la mostra “Il Futuro è servito. Immagini dell’Avvenire su piatti dell’Ottocento o dell’inizio del Novecento”. Ceramiche sulle quali sono dipinte immagini fantastiche relative alla conquista dell’aria e dello spazio, al femminismo, alla guerra e alla musica del futuro, alla moda, alle minacce costituite dall’uso dell’automobile e dall’inarrestabile progresso della scienza e della tecnica.
In mostra oltre 100 piatti da dessert di origine prevalentemente francese che raffigurano il futuro immaginato raggruppati in differenti sezioni a seconda delle tematiche su di essi illustrate. I piatti da dessert erano generalmente i prescelti per le decorazioni in quanto la parte finale del pranzo coincideva con il momento del relax da trascorrere in leggerezza fra convitati anche commentandone le illustrazioni che, per questo motivo, spesso avevano uno spirito ironico. Da qui, ad esempio, la serie che illustra la derisione borghese dei valori delle utopie socialiste in voga nel corso dell’Ottocento: da Viaggio in Icaria di Etienne Cabet alle teorie di Pierre Joseph Proudhon, uno dei rappresentanti più importanti di quello che è stato definito il socialismo utopistico.
La mostra rappresenta un’occasione per far vedere come sia oggi quanto nel passato, al di là di un entusiasmo comprensibile per l’avvenire, l’immaginazione ha da sempre tentato di carpire la complessità degli effetti che il futuro immaginato può avere sulla società e sull’individuo. Nella raccolta di 120 piatti in ceramica distinti in 12 serie a seconda del tema specifico (come detto la satira sul socialismo utopistico, ma anche le macchine ‒ automobili, biciclette, altri mezzi di trasporto ‒ e i loro effetti, l’identità di genere e l’inversione dei ruoli, le trasformazioni sociali, urbane e tecnologiche seguenti l’avverarsi del futuro immaginato), di cui appunto è costituita la mostra, c’è dunque la stessa complessità del futuro di cui abbiamo parlato sino a ora. Perché, per quanto possa parere incredibile, tra i mille modi in cui il futuro è stato immaginato, vi sono anche le raffigurazioni sui piatti.
Fino ai primi anni dell’Ottocento, un piatto decorato era un piatto dipinto, cioè un unicum. Ciò non ne permetteva, evidentemente, una larga diffusione. L’invenzione, a cavallo fra il XVIII e il XIX secolo, del procedimento detto transfer printing, permise invece (con l’applicazione, sotto lo smalto del piatto, di un’immagine stampata) di produrre centinaia di repliche. Inoltre, nell’Ottocento – come anticipato – vigeva un uso particolare: al dessert erano destinati piatti con decorazioni diverse da quelle presenti sul resto del servizio. Ciò spiega l’esistenza di centinaia di serie di piatti da dessert a ciascuna delle quali era dedicato un tema: la caccia, la politica, la vita militare, il Vangelo, la storia di Giovanna d’Arco, i rebus, la vita quotidiana, il matrimonio e così via. Le serie dedicate in modo specifico al futuro – quelle esposte nella mostra – offrono immagini del fatidico anno 2000, dei cambiamenti tecnici o sociali del XX secolo, della guerra del futuro e dei veicoli (volanti o no) che il nuovo secolo avrebbe prodotti.
In altri casi, serie di piatti, dedicate genericamente all’automobile o all’aeroplano, di recentissima invenzione ambedue, davano un’idea delle conseguenze e dei pericoli ai quali si sarebbe potuti andare incontro usando questi nuovi veicoli e dell’atteggiamento – stupore, paura, curiosità – della gente di fronte ad essi.
La mostra, inaugurata sabato 12 marzo, si concluderà domenica 15 maggio 2022. Alla mostra è abbinata una minirassegna di incontri e conferenze con il collezionista e con altri specialisti della materia.