“Il castello errante di Howl” di Hayao Miyazaki racconta la storia di Sophie e del misterioso mago Howl tratta dal romanzo di Diana Wynne Jones. Il film presenta molte delle caratteristiche tipiche delle opere di Miyazaki: ha come protagonista una ragazza forte e carismatica, c’è un conflitto militare combattuto attraverso mezzi volanti, esiste la magia, e l’ambientazione ricorda l’Europa degli inizi del Novecento. Il film è stato presentato in concorso alla 61ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, conquistando il Premio Osella per il migliore contributo tecnico. È uscito nelle sale italiane l’anno successivo, il 9 settembre 2005, in concomitanza con la 62ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia durante la quale Miyazaki è stato premiato con il Leone d’oro alla carriera, facendo così di Miyazaki l’unico regista di film d’animazione a conquistare sia l’Oscar sia il Leone d’oro.
Sophie ha diciotto anni e ogni giorno lavora instancabilmente nel negozio di cappelli del suo defunto padre. Un giorno, durante una rara escursione in città, per caso incontra il Mago Howl. Howl è ardito e bello, ma come tutti i maghi un po’ smidollato. La Strega della Spazzatura, equivocando la natura del loro rapporto, getta una maledizione su Sophie, trasformandola in una novantenne rugosa. Sophie va via di casa e girovaga in una distesa desolata dove per caso entra nel castello mobile di Howl. Nascondendo la sua identita’, diventa la donna delle pulizie. La vecchia petulante Sophie rimette a posto la casa, con molto pi? brio di quanto ne avesse in origine. Cosa farà Sophie e cosa capiterà tra lei e Howl?
Il castello errante di Howl è di una grande complessità. Nel modo in cui si entra ed esce dagli spazi, nell’età dei personaggi… Disorienta, in un certo senso. Il tempo dedicato alle spiegazioni è lievemente tronco e molte cose rimangono inspiegabili. È questo che è interessante. […] Recentemente ho risposto in un’intervista che quello che amavo in Miyazaki è la presenza di giovani verginali, che sono i personaggi principali dei suoi film. Noi siamo tutti, per quanto riguarda alcuni aspetti del nostro essere, delle giovani vergini, delle giovani ragazzine prepuberali. Ed è anche questo che si percepisce in Il castello errante di Howl. […] C’è una cosa che mi ha colpito fin dai suoi primi film. Si è ispirato all’Europa, alla mitologia europea, in pressoché tutti i suoi film fantastici… l’Italia per Porco rosso, la Germania renana in Kiki consegne a domicilio e Il castello errante di Howl, la Finlandia per Nausicaa. È una percezione dell’Europa molto positiva, idealizzata. Perfino appassionata. Un po’ come noi, quando guardiamo il Giappone. Di contro, ho trovato che film come Principessa Mononoke, Il mio vicino Totoro, La città incantata, rappresentano un ritorno alla terra natale. È molto emozionante. Io amo entrambi questi filoni.
(Moebius)
Gli avvenimenti si svolgono in una nazione vagamente mitteleuropea di fantasia che può ricordare l’Alsazia, l’Austria o la zona dell’Istria negli anni precedenti alla prima guerra mondiale, nonché le montagne delle Alpi. Alcuni edifici delle città ricordano quelli della città alsaziana di Colmar, che Miyazaki ha riconosciuto come una fonte di ispirazione per l’ambientazione del film, altri la Vienna di epoca imperiale. L’ambientazione tra il tardo Ottocento e il primo Novecento e la presenza di automobili e macchine da guerra con una tecnologia ibrida da quella dell’epoca e quella fantascientifica collocano l’opera anche nel filone steampunk.
Il processo di lavorazione del film richiese molto tempo. Il cineasta giapponese trovò forti ispirazioni per la costruzione del maniero di Howl nei lavori futuristi di Albert Robida, mentre per l’ambientazione nell’architettura degli edifici storici di Colmar e di Riquewihr, nell’Alsazia. In un’intervista affermò inoltre che un forte impatto per la creazione de Il castello errante di Howl gli venne dato anche dalla Guerra in Iraq, evento che lo turbò profondamente. L’animazione fu realizzata grazie alla fusione fra tecniche digitali e analogiche: la CGI per animare il castello utilizzò circa 1’400 disegni fatti a mano e colorati con l’acrilico, trasportati al PC tramite uno scanner e poi montati su un modello tridimensionale.