Il Carro Magico di J.R. Lansdale

Il Carro Magico di J.R. Lansdale (Fanucci 2008) è uno strano romanzo breve. Le pagine scorrono velocemente rovistando nelle cantine del tuo immaginario tirando fuori pezzi di memoria di cui avevi dimenticato l’esistenza. Un Texas polveroso e desolato, un carro da circo che vende spettacolo e medicinali prodigiosi, un ragazzino rimasto orfano a causa di un uragano, un “negro”, uno scimmione, un pistolero capo banda e naturalmente uno sceriffo e un saloon, tutto tanto improbabile quanto doveva essere la vita durante l’epopea del West.
 

Vi ricorda qualcosa tutto questo? Lansdale è un maestro del rammendo, cuce insieme pezzi di altre storie per formarne una nuova in grado di suscitare senso nel suo essere semplicemente una storia, un romanzetto da quattro soldi, citando l’autore stesso, come quelli letti da Billy Bob e Cappello Celeste durante il racconto. 

 

Lansdale adora questo romanzo e leggendolo se ne capisce il perché, più che un’operazione citativa o un omaggio, la sua storia sembra un gioco di prestigio che termina con lo svelamento del trucco, come a dire: spero vi siate divertiti a leggere quanto io mi sono divertito a scrivere. Per la sua ironia, l’uso di un linguaggio parlato abbastanza crudo e la presenza di immagini a tratti splutter se ne consiglia la lettura solo a chi non allergico a questi principi attivi, non è necessario possedere una fascinazione pregressa verso il mito delle conquista del West.

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