L’8 Ottobre 1999, esattamente 25 anni fa, arrivava nei cinema americani un film che, pur non avendo avuto il successo che meritava, è oggi considerato un cult: Il 13º guerriero (The 13th Warrior). Diretto da John McTiernan, il film è tratto dal romanzo Mangiatori di morte di Michael Crichton, che si ispira al poema epico Beowulf. La trama ci porta nell’anno 922, quando il protagonista, Ahmed Ibn Fahdlan, un raffinato cortigiano di Baghdad, è costretto a partire per una missione diplomatica nelle fredde terre del Nord, lontano dalla sua città natale, a causa di una relazione con la moglie di un potente signore.
Nel suo viaggio, Ahmed è accompagnato dal saggio Melchisidek, ma vengono presto attaccati dai Tartari, per essere poi salvati da un gruppo di vichinghi, un popolo che Ahmed considera rozzo e primitivo. Sebbene non parli la loro lingua, Ahmed è costretto a rimanere con loro a causa di una profezia che predice che un “straniero” sarà la chiave per difendere il loro villaggio da un nemico misterioso, i Wendol. La compagnia dei vichinghi, composta da tredici guerrieri, si prepara a combattere contro queste creature, considerate quasi demoniache, in un’avventura che metterà alla prova ogni loro convinzione.
Inizialmente scettico, Ahmed scopre ben presto che i Wendol non sono mostri, ma esseri umani barbarici che vivono secondo rituali primitivi. Dopo un sanguinoso attacco al villaggio, durante il quale Ahmed viene ferito e alcuni vichinghi muoiono, il gruppo di guerrieri si prepara a una nuova battaglia, questa volta per distruggere la “madre” dei Wendol, la strega che li comanda. In un viaggio che mescola azione, tradizione e mitologia, Ahmed si trova a combattere al fianco dei vichinghi, imparando a conoscere un popolo che all’inizio aveva disprezzato.
La pellicola, purtroppo, non ebbe il successo commerciale che avrebbe dovuto. Con un budget di 160 milioni di dollari, riuscì a incassare solo 61,7 milioni, ma negli anni è stata rivalutata come un piccolo capolavoro del genere. La colonna sonora, inizialmente affidata a Graeme Revell e Lisa Gerrard, fu poi rielaborata da Jerry Goldsmith, che riuscì a dar vita a un tema epico che ha contribuito al fascino del film.
Quella che doveva essere una produzione hollywoodiana di grande respiro non è certo all’altezza di monumenti del cinema storico come Braveheart o Il Gladiatore, ma Il 13º guerriero offre comunque una trama originale e avvincente, arricchita da un’ambientazione storica affascinante. Ahmed Ibn Fahdlan, un uomo di cultura, viene catapultato in un mondo che non comprende, ma che sa apprezzare grazie al coraggio dei suoi nuovi compagni di battaglia. Nonostante l’asprezza della guerra, il film esplora anche il valore dell’onore, della lealtà e della crescita personale. Alla fine, Ahmed scriverà una cronaca della sua esperienza, riconoscendo nei vichinghi uomini di valore e coraggio, ben lontani dall’immagine primitiva che inizialmente aveva avuto di loro. Un film che, con tutti i suoi difetti, merita di essere riscoperto, soprattutto per l’approfondimento del conflitto tra due mondi tanto diversi, ma destinati a convergere in una lotta comune per la sopravvivenza.
Aggiungi commento