Nel vasto panorama degli anime degli anni ‘90, I segreti dell’isola misteriosa si distingue come un titolo che, pur senza raggiungere la fama di altre opere del tempo, ha saputo conquistare una nicchia di appassionati grazie al suo mix di avventura, fantasia e nostalgia.
Un gruppo di giovani scout si imbarca in una spedizione verso l’isola di Bonarl. Tuttavia, una misteriosa turbolenza li trasporta in un luogo sconosciuto, un mondo in cui i dinosauri non si sono mai estinti e convivono con civiltà umane oppresse da un regime teocratico che ripudia la tecnologia. Il risultato è una narrazione che unisce temi classici come la sopravvivenza e l’amicizia, con un’ambientazione preistorica carica di fascino e pericoli.
Il gruppo di protagonisti si distingue per i soprannomi che evidenziano le loro personalità: Capo, Presidente, Tigre, God, Serpente, Otaku, e altri ancora. Questa scelta aiuta lo spettatore a identificare rapidamente i personaggi, ma rischia di ridurli a stereotipi, con pochi che godono di un reale sviluppo narrativo. Dei 14 ragazzi, solo una manciata emerge come figure attive, lasciando gli altri sullo sfondo come comparse.
L’anime prende ispirazione dal romanzo di Jules Verne Due anni di vacanze, ma ne semplifica le tematiche più complesse per renderle adatte a un pubblico giovane. Questo approccio sacrifica parte della profondità narrativa, trasformando situazioni potenzialmente drammatiche in momenti leggeri e talvolta banali. Le frequenti dispute tra Capo, God e Serpente, ad esempio, diventano presto ripetitive, privando la trama di una vera evoluzione emotiva. L’isola misteriosa, con i suoi dinosauri e civiltà umane, rappresenta il cuore pulsante della serie. Tuttavia, alcune scelte narrative minano la coerenza dell’ambientazione. I Vocesauri, dinosauri in grado di comunicare con gli umani, inizialmente affascinano ma finiscono per diventare caricature. Elementi come i “Punksauri”, velociraptor armati di fruste, o dinosauri che combattono con tecniche di arti marziali, portano l’anime verso un registro grottesco che ne riduce l’impatto.
L’anime cerca di trasmettere un messaggio ecologista, raccontando di una possibile armonia tra uomini e natura. Tuttavia, il tono spesso didascalico e la risoluzione semplicistica dei conflitti penalizzano la profondità del messaggio. I momenti di tensione si risolvono in modo prevedibile, spesso attraverso sacrifici eroici o soluzioni buoniste.
Dal punto di vista tecnico, I segreti dell’isola misteriosa risente di un budget limitato. Le animazioni sono funzionali ma prive di guizzi, e il character design, frutto della collaborazione italo-giapponese, è poco ispirato. La colonna sonora, pur gradevole, non riesce a elevare l’opera, mentre il ritmo narrativo soffre di episodi filler che spezzano la tensione.
Nonostante i suoi limiti, l’anime conserva un fascino nostalgico per chi l’ha seguito negli anni ’90. È un’opera che, pur non eccellendo, offre uno spaccato interessante del periodo, mostrando come la cultura giapponese abbia reinterpretato i classici occidentali. Per gli appassionati di anime vintage e storie di avventura, rappresenta un’esperienza curiosa. Per tutti gli altri, rimane una produzione di nicchia, intrigante ma non essenziale.