L’immagine del drago ha affascinato l’umanità per secoli, intrisa com’è di mistero, terrore e potenza simbolica. Tuttavia, la credenza che il drago medievale derivi dal ritrovamento di fossili di dinosauro è un’idea moderna, frutto di un paradigma positivista che cerca di spiegare l’immaginario collettivo attraverso la scoperta scientifica. In realtà, l’immagine del drago nel Medioevo rispondeva a precisi criteri antropologici, simbolici e religiosi, indipendenti e antecedenti a qualsiasi possibile interpretazione paleontologica.
Il drago, così come lo conoscevano gli uomini del Medioevo, non era il rettile volante che il cinema e le rappresentazioni moderne ci hanno abituato a immaginare. Piuttosto, esso incarnava un essere ancora più terrificante, un grande serpente che strisciava sulla terra, simbolo del male e della morte. Questa concezione è radicata profondamente nell’immaginario religioso giudaico-cristiano, dove il serpente è la creatura che seduce Eva a mangiare il frutto proibito, causando la dannazione dell’umanità. In questo contesto, il drago assume le caratteristiche del serpente biblico, essendo un portatore di veleno e quindi di morte, capace di celarsi e colpire in modo subdolo.
Il Medioevo, periodo dominato da un profondo sentimento religioso e da un mondo naturale percepito come selvaggio e pericoloso, vedeva nei serpenti una minaccia costante. Il terrore per questi animali era giustificato dall’ambiente ostile in cui l’uomo medievale viveva, un mondo in cui la natura era un avversario da temere. Il drago, dunque, era una trasfigurazione di queste paure reali e quotidiane, amplificate e sublimate in una figura mitologica che incarnava il male supremo, il caos e la distruzione.
In effetti, la leggenda di San Giorgio che trafigge il drago con la sua lancia è una delle rappresentazioni più emblematiche di questa lotta simbolica. In questa narrazione, il drago rappresenta il male, mentre il cavaliere cristiano incarna le virtù eroiche del bene, in una lotta che è allo stesso tempo terrena e spirituale. Questo mito non è un semplice racconto di eroismo, ma una potente allegoria del trionfo della fede e della rettitudine morale contro le forze oscure del peccato e della perdizione.
L’immaginario del drago, tuttavia, non è esclusivo del Cristianesimo. Il serpente, da cui il drago medievale deriva, è una figura che attraversa diverse culture e religioni, assumendo significati diversi. In Oriente, per esempio, il drago ha un connotato positivo, simbolo di saggezza, forza e buona sorte. Nella cultura cinese, esso è una creatura venerata, associata alla natura e al potere imperiale. Ma anche in questo caso, il drago conserva la sua forma serpentina, a dimostrazione di quanto l’immaginario sia radicato nell’osservazione della natura e nella trasfigurazione di essa in simboli universali.
Col passare del tempo, l’iconografia del drago in Occidente si è evoluta. A partire dal XIV secolo, esso assume gradualmente la forma che ci è più familiare oggi: un grande rettile alato, capace di sputare fuoco. Questo cambiamento riflette un’evoluzione nell’immaginario collettivo, influenzato da nuove influenze culturali e dalle scoperte scientifiche che iniziavano a diffondersi in Europa. Il fuoco, emesso dalla bocca del drago, diventa una metafora del veleno, un simbolo mortifero che richiama il potere distruttivo e purificatore.
Il legame tra il drago medievale e i fossili di dinosauro è dunque una proiezione moderna. Se oggi pensiamo al drago come a un rettile preistorico, è perché il nostro immaginario è stato influenzato dalle scoperte paleontologiche degli ultimi secoli. Tuttavia, è importante comprendere che questa visione è un’inversione rispetto alla realtà storica: non sono i draghi medievali a essere stati ispirati dai fossili, ma è l’immagine moderna del drago a essere stata modellata dalle nostre conoscenze scientifiche.
L’immaginario fantastico moderno si basa essenzialmente su due elementi: il primo è costituito dalle antiche saghe, dal folklore e dalle credenze popolari, in particolare quelle di matrice nord-europea; il secondo è influenzato dalle scoperte scientifiche e dai paradigmi darwiniani-positivisti, che interpretano il mondo in chiave materialistica e meccanicistica. Di questi due elementi, è il primo a collegarci più profondamente alle radici dell’immaginazione umana, mentre il secondo rappresenta un’evoluzione recente che ha trasformato il nostro modo di interpretare il fantastico.
Il drago medievale non è una creazione derivata dalla scoperta di fossili, ma una figura mitologica che affonda le sue radici in un complesso sistema di simboli religiosi, morali e culturali. Il Medioevo era un mondo in cui il mistero e il pericolo erano costanti, ma era anche un mondo magico, dove il simbolo e la realtà si intrecciavano in un tessuto di significati che trascendevano il visibile. Oggi, il drago rimane una delle creature più affascinanti del nostro immaginario, un ponte tra il passato e il presente, tra il mito e la scienza, tra il terrore e la meraviglia.
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