Heinrich Schliemann è senza dubbio una delle figure più controverse e affascinanti della storia dell’archeologia. La sua vita sembra quella di un personaggio uscito da un romanzo epico: un commerciante di successo che, spinto da una passione sfrenata per l’antichità, decise di dedicarsi alla ricerca delle leggende di Omero, con la speranza di riportare alla luce una delle città più celebri e misteriose della storia: Troia. Schliemann non era un archeologo di formazione, ma un autodidatta che, purtroppo per i critici e i suoi detrattori, riuscì a compiere scoperte che avrebbero cambiato per sempre il nostro modo di vedere la storia.
La Passione per l’Archeologia
Nato il 6 gennaio 1822 a Neubukow, in Germania, Heinrich Schliemann si fece inizialmente strada come commerciante, accumulando una fortuna grazie alla sua abilità negli affari. Ma ben presto, la sua attenzione si spostò verso un campo ben diverso. Da giovane, Schliemann si innamorò delle storie di eroi e battaglie raccontate da Omero nelle sue opere più celebri, l’Iliade e l’Odissea. Tuttavia, il vero sogno di Schliemann non era semplicemente leggere queste storie, ma viverle in prima persona. La sua determinazione lo spinse a intraprendere un lungo percorso di autoapprendimento: senza alcuna formazione universitaria, il giovane Heinrich imparò autonomamente numerose lingue, tra cui inglese, francese, italiano, russo, greco antico, ebraico e arabo. Questa sua dedizione all’apprendimento delle lingue, unita a una straordinaria passione per la storia antica, lo portò a decidere di dedicare la sua vita alla ricerca delle città mitiche narrate da Omero.
La Scoperta di Troia
Nel 1870, Schliemann cominciò gli scavi nella regione di Hissarlik, nell’attuale Turchia, un sito che molti esperti avevano già individuato come una possibile localizzazione della leggendaria Troia. Schliemann, spinto dalla convinzione che i poemi di Omero avessero una base storica solida, non si lasciò intimidire dal disinteresse e scetticismo dell’archeologia ufficiale del tempo. Molti dei suoi colleghi lo consideravano un dilettante, un sognatore che stava cercando di dare concretezza a miti. Ma la sua determinazione e il suo approccio audace portarono ben presto a risultati straordinari.
Nel 1873, Schliemann dichiarò con entusiasmo di aver scoperto la città di Troia, o almeno una delle sue fasi storiche. Durante gli scavi, emerse una serie di strati archeologici che risalivano a diversi periodi della storia di Troia, dal Bronzo Antico alla tarda età del Bronzo. E la scoperta più straordinaria? Il cosiddetto “Tesoro di Priamo”, un insieme di incredibili gioielli, armi e manufatti che Schliemann attribuì al leggendario re Priamo, protagonista delle storie omeriche. Il ritrovamento suscitò però molte controversie, non solo per la sua datazione, ma anche per il modo in cui Schliemann gestiva e presentava i reperti.
Le Controversie e le Critiche al Metodo
Nonostante l’evidente valore storico dei suoi ritrovamenti, il metodo di scavo di Schliemann fu fortemente criticato. Schliemann, infatti, non seguiva le tecniche archeologiche moderne, spesso distruggendo strati che avrebbero potuto rivelare importanti dettagli sulle civiltà che vi avevano abitato. Le sue scoperte furono anche fortemente influenzate dalla sua interpretazione dei miti e dalla sua convinzione che Troia fosse una città unitaria, esattamente come descritta da Omero. Questo approccio “romantico” e poco scientifico attirò aspre critiche da parte degli archeologi più rigorosi del suo tempo.
Nonostante ciò, le scoperte di Schliemann non solo portarono alla luce la città che aveva sognato di trovare, ma segnarono anche un punto di svolta nell’archeologia, contribuendo a risvegliare l’interesse per le civiltà antiche del Mediterraneo e per la mitologia greca. Schliemann, con le sue controversie, divenne una figura di riferimento, simbolo di come la passione e la determinazione possano portare a scoperte straordinarie, anche in assenza di una preparazione accademica formale.
L’Impatto sulle Generazioni Future
Se le sue scoperte non fossero state accompagnate da un’ondata di critiche, Heinrich Schliemann sarebbe probabilmente ricordato in modo diverso nel mondo accademico. La sua interpretazione dei fatti, spesso forzata per adattarsi ai suoi ideali romantici, ha oscurato alcuni dei suoi meriti, ma il suo impatto sulla storia dell’archeologia è indiscutibile. Schliemann non solo ha messo in luce Troia, ma ha anche dato vita a una nuova era di esplorazioni archeologiche. La sua tenacia, la sua fiducia nell’umanità e nelle sue antiche leggende, ha permesso di porre le basi per un’epoca che avrebbe portato alla scoperta di altre civiltà perdute, come quella micenea e quella minoica.
La Vita Personale e l’Eredità
Heinrich Schliemann morì il 26 dicembre 1890 a Napoli, lasciando un’eredità complessa. La sua reputazione di archeologo non fu mai completamente riscattata dalle critiche, ma il suo nome è indelebile nella storia della disciplina. Schliemann fu anche un uomo dalle relazioni familiari interessanti: sposato due volte, ebbe due figli, tra cui uno, Agamennone, che divenne ambasciatore greco negli Stati Uniti. Alla fine della sua vita, Schliemann era impegnato in un nuovo progetto: la ricerca della leggendaria città di Atlantide, che però non riuscì a realizzare. Fu sepolto ad Atene, e la sua tomba lo raffigura con il casco da esploratore e una copia dell’Iliade in mano, simbolo di una vita dedicata alla ricerca e al sogno di scoprire l’impossibile.
Heinrich Schliemann è una figura che, nel bene e nel male, ha lasciato un’impronta indelebile nel campo dell’archeologia. La sua passione, la sua capacità di sognare e di dedicarsi anima e corpo a un progetto che sembrava irraggiungibile, lo hanno trasformato in una figura iconica, tanto per i suoi successi quanto per le sue controversie. Se da una parte le sue scoperte sono state fondamentali per la storia dell’archeologia, dall’altra il suo approccio poco scientifico e la sua tendenza ad adattare i fatti alle sue convinzioni non sono mai stati completamente dimenticati. In ogni caso, il nome di Schliemann rimarrà per sempre legato a Troia, un luogo che da secoli affascinava il mondo e che lui, con la sua audacia, riuscì a riportare alla luce, cambiando per sempre il corso della storia archeologica.
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