Il 6 gennaio 2025, Rai 2 ha trasmesso in prima serata le prime quattro puntate di Goldrake U, il tanto atteso reboot della leggendaria serie “Atlas UFO Robot”. Per chi, come me, è cresciuto con il mito di Goldrake, l’emozione di vedere questo simbolo d’infanzia tornare in vita è stata immensa. Ma con questa emozione è arrivata anche una grande domanda: Goldrake U è riuscito a rinnovare la magia dell’originale mantenendosi al passo con i tempi?
Un Ritorno Carico di Aspettative
La serie originale, trasmessa per la prima volta in Italia nel 1978, non è stata solo un successo televisivo: ha segnato una rivoluzione culturale. Goldrake è stato il primo anime a entrare nel cuore degli italiani, aprendo la strada a un’ondata di animazione giapponese che avrebbe cambiato per sempre il panorama dell’intrattenimento. L’iconico Duke Fleed, con il suo Goldrake, è diventato il simbolo di un’epoca fatta di sogni intergalattici, lotte per la giustizia e valori universali.
Con Goldrake U, la Toei Animation e un team di talentuosi creativi guidati da Mitsuo Fukuda (Mobile Suit Gundam Seed) hanno voluto riportare quella magia sullo schermo, rivisitando una storia che ha segnato generazioni. La supervisione di Go Nagai, creatore della serie originale, prometteva di garantire fedeltà al materiale originale, pur introducendo elementi di modernit
⚡ #Goldrake in arrivo sui canali #Rai: l’annuncio di Adriano De Maio, Direttore Cinema e Serie Tv, durante la conferenza stampa di presentazione delle proposte autunnali.
Le prime immagini👇 pic.twitter.com/exvzoVazHl— Rai (@Raiofficialnews) September 17, 2024
La serie originale, trasmessa per la prima volta in Italia nel 1978, non è stata solo un successo televisivo: ha segnato una rivoluzione culturale. Goldrake è stato il primo anime a entrare nel cuore degli italiani, aprendo la strada a un’ondata di animazione giapponese che avrebbe cambiato per sempre il panorama dell’intrattenimento. L’iconico Duke Fleed, con il suo Goldrake, è diventato il simbolo di un’epoca fatta di sogni intergalattici, lotte per la giustizia e valori universali.
Con Goldrake U, la Toei Animation e un team di talentuosi creativi guidati da Mitsuo Fukuda (Mobile Suit Gundam Seed) hanno voluto riportare quella magia sullo schermo, rivisitando una storia che ha segnato generazioni. La supervisione di Go Nagai, creatore della serie originale, prometteva di garantire fedeltà al materiale originale, pur introducendo elementi di modernità.
Tra Continuità e Novità
Goldrake U riprende le vicende di Duke Fleed, un giovane principe alieno in fuga dal suo pianeta natale, distrutto dalle forze di Vega. Rifugiatosi sulla Terra, Duke cerca di costruirsi una nuova vita sotto la falsa identità di Daisuke, fino a quando il suo passato non ritorna a tormentarlo. La trama del reboot introduce nuovi dettagli, approfondendo il trauma del protagonista e il suo percorso di guarigione, rendendolo un personaggio più sfaccettato e umano rispetto all’originale.
Tuttavia, questa scelta narrativa ha suscitato pareri contrastanti. Per i fan storici, il focus sulla psicologia dei personaggi è un interessante approfondimento, ma rischia di rallentare il ritmo. Gli spettatori più giovani, invece, potrebbero trovare la trama poco coinvolgente rispetto alle aspettative di azione e spettacolarità.
Il Compartimento Tecnico: Luci e Ombre
Sul piano visivo, Goldrake U è un mix di eccellenze e compromessi. La mano di Yoshiyuki Sadamoto (Neon Genesis Evangelion) si nota nei dettagli dei personaggi, che sono più espressivi e moderni. Tuttavia, alcune sequenze animate sembrano non raggiungere gli standard elevati di qualità che ci si aspetterebbe da una produzione di questo calibro.
Il design dei mecha è tra i punti più alti del reboot: Goldrake appare imponente e affascinante, con aggiornamenti tecnologici che lo rendono al contempo fedele all’originale e adatto ai tempi moderni. Le battaglie, però, pur visivamente spettacolari, mancano della carica emotiva che caratterizzava l’anime degli anni ‘70.
Un plauso particolare va alla colonna sonora, curata da Kōhei Tanaka. Le musiche sono un perfetto mix di nostalgia e modernità, con sigle cantate da GLAY e BAND MAID che donano energia e pathos alla serie.
Una Narrazione Che Vacilla
Uno degli aspetti più critici di Goldrake U è la difficoltà nel bilanciare tradizione e innovazione. Mentre alcuni episodi brillano per la loro capacità di emozionare, altri sembrano indecisi sulla direzione da prendere. Il tentativo di collegare vecchi e nuovi misteri, come il legame tra Goldrake e Mazinger Z, risulta in alcuni punti forzato e poco organico. Questa discontinuità narrativa potrebbe allontanare sia i fan storici che i nuovi spettatori.
Goldrake U vive di nostalgia, ma è proprio questa nostalgia che rischia di soffocarlo. Per chi ha amato l’originale, i continui rimandi sono un piacevole richiamo al passato, ma per le nuove generazioni potrebbero risultare poco significativi. La serie sembra voler essere tutto: un omaggio ai fan storici, un prodotto moderno per i giovani e una rivisitazione artistica. Ma in questo sforzo di accontentare tutti, finisce per perdere una propria identità.
Goldrake U è un progetto ambizioso che non riesce del tutto a mantenere le sue promesse. È una serie che punta in alto, ma che fatica a trovare il giusto equilibrio tra rispetto per l’originale e necessità di innovazione.
Come appassionata di anime e fan di Goldrake, non posso negare che rivedere Duke Fleed e il suo robot sullo schermo sia stato emozionante. Ma al di là della nostalgia, mi sono trovata a desiderare una narrazione più coraggiosa, che osasse davvero reinventare il mito senza restare imprigionata nel passato. Goldrake U è un buon punto di partenza per chi vuole avvicinarsi alla saga, ma per i fan di lunga data rimane un’opera che, pur con i suoi pregi, non riesce a brillare come l’originale. Detto questo, non posso fare a meno di continuare a seguirlo, sperando che gli episodi successivi riescano a sorprendere e a regalare momenti indimenticabili.
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