A quanto pare il Centro di Ricerche Spaziali del dottor Procton è in realtà in Italia, in Maremma: la base di Goldrake è proprio in quel di Fonteblanda! In mezzo allo splendido paesaggio bucolico delle campagne vicino ad Orbetello, dove l’associazione Hypermaremma ha deciso di installare l’opera Totem dell’artista Moira Ricci: non un’installazione tradizionale ma l’enorme braccio del Robot creato da Go Nogai, 5 metri di altezza, che svetta tra i campi coltivati!
Il popolare anime della Toei Animation che, negli anni Settanta, ha fatto conoscere al pubblico italiano i “robottoni”, i mecha giapponesi, ha così avuto il suo colossale tributo anche nel nostro paese. La giovane artista di Orbetello, Moira Ricci, classe 1977, ha studiato presso il CFP Bauer di Milano, conseguendo nel 1998 il diploma in fotografia. Ha poi proseguito gli studi nelle discipline Arti multimediali e Comunicazione visiva presso l’Accademia di Belle Arti di Milano, diplomandosi nel 2005. L’artista ha realizzato la sua opera in ferro, vetroresina e altri materiali e farà ombra “stellare” fino al 15 settembre alle campagne toscane, vicino alla strada provinciale San Donato in zona Collecchio.
Hypermaremma, che si occupa di promozione dell’arte contemporanea con l’omonimo festival artistico: in questa terza edizione, l’obiettivo è proprio quello di proporre interventi che mirano a ridisegnare il paesaggio maremmano con l’intento di restituire allo spettatore nuovi punti di vista. Il direttivo ha così accompagnato l’esposizione del braccio totemico di Goldrake:
“Concepito come un vero e proprio monumento-simulacro per evocare l’eroe che ha segnato la sua infanzia in questo caso il personaggio del cartoon da supereroe diventa la trasfigurazione del salvatore, un’entità ultra terrena votata a proteggere la terra e il genere umano da oscure minacce. Per l’artista, infatti, dal cielo giungerà la salvezza, quel cielo che per la tradizione contadina dell’entroterra ha un ruolo fondamentale per scandire i raccolti e la vita campestre. Ed è proprio dedicato a questo eroe immaginario che l’artista, come parte integrante dell’opera, fa comporre da tre poeti contemporanei un’ode in ottava rima, antica tradizione orale ancora presente quasi esclusivamente nei borghi della Toscana, che in un momento esatto del periodo di esposizione, attiverà l’opera attraverso un atto performativo naturale. Si tratta di una metrica usata fin dal trecento dai cantori e poeti popolari, per narrare in rima improvvisata le vicende delle terre contadine”.
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