Chi di noi non ha sognato, almeno una volta, di essere uno dei concorrenti sui colorati set di “Giochi Senza Frontiere”? Questa storica trasmissione televisiva, nata nel lontano 1965 (il nome originale era Jeux sans frontières, in sigla JSF), è stata molto più di un semplice show: è stata un simbolo di unità, di competizione leale e di puro divertimento. Guardarla significava immergersi in un mondo di prove stravaganti e sfide mozzafiato, dove città di tutta Europa si sfidavano in nome dell’amicizia e dello spirito sportivo.
L’idea di “Giochi Senza Frontiere” affonda le sue radici nel desiderio di Charles De Gaulle di promuovere l’unità economica e sociale tra le nazioni europee.
Fu un progetto ambizioso che partì dalla Francia con “Intervilles”, ispirato a sua volta dall’italiano “Campanile Sera”. Quattro paesi — Belgio, Francia, Germania e Italia — parteciparono alla prima edizione nel 1965, ma il successo fu tale che presto si unirono molte altre nazioni.
Ogni estate, milioni di famiglie europee si riunivano davanti alla televisione per seguire le avventure dei concorrenti.
I giochi erano un mix di ingegno, abilità fisica e tanto, tanto divertimento. Chi può dimenticare il celebre “jolly” che raddoppiava i punti o il misterioso “fil rouge” che ogni squadra affrontava con tensione palpabile? E poi le location! Ogni puntata si svolgeva in un diverso angolo d’Europa, rendendo ogni episodio unico e irripetibile. La trasmissione era itinerante fino al 1995, con ogni puntata ospitata da una diversa nazione partecipante. Questo continuo viaggio rendeva “Giochi Senza Frontiere” un autentico festival delle culture europee. Dopo il 1996, però, si optò per sedi fisse, tra cui Torino, Budapest e Trento, mantenendo comunque intatto lo spirito internazionale del programma.
“Giochi Senza Frontiere” non era solo intrattenimento. Era un precursore della cooperazione televisiva europea, inaugurando l’Eurovisione e abbinandosi alla lotteria europea, esprimendo il montepremi in “Ecu”, l’antenato dell’Euro. In questo modo, il programma divenne anche un mezzo per promuovere la moneta unica europea, spiegandone vantaggi e funzionamento.
Il successo di “Giochi Senza Frontiere” era il frutto del lavoro di numerosi talenti. Popi Perani, ideatore dei giochi, e Gennaro Olivieri, giudice internazionale, sono solo alcuni dei nomi che hanno reso grande questa trasmissione. Le scenografie, spesso spettacolari, erano opera di artisti come Armando Nobili, che con il suo tocco creativo ha saputo dare vita a gare memorabili.
Dopo la sua chiusura nel 1999, la mancanza di “Giochi Senza Frontiere” si fece sentire.
Le richieste per un revival di “Giochi senza frontiere” furono così numerose che si tentarono diversi ritorni, culminando in una duplice rivisitazione. La prima versione fu annunciata il 18 giugno durante la conferenza stampa annuale del gruppo televisivo France Télévisions; questa versione, prodotta da Banijay, avrebbe dovuto essere trasmessa su France 2 nel 2020, con Nagui alla conduzione. Tuttavia, già a dicembre dello stesso anno, fu reso noto che sarebbe stata riproposta “Intervilles” invece di “Giochi senza frontiere”. La versione italiana, invece, prese forma nel nuovo programma “Eurogames”, ispirato al format di “Giochi senza frontiere”. Trasmesse su Canale 5, le sei puntate (cinque più la finale) furono condotte da Ilary Blasi e Alvin. Le registrazioni si svolsero nel parco divertimenti di Cinecittà World a Roma, dove fu allestito un set di 8000 m² per ospitare tutti i giochi. Parteciparono squadre provenienti da sei nazioni: Italia, Spagna, Germania, Grecia, Polonia e Russia.
Oggi, guardando indietro, non possiamo che provare un’immensa nostalgia per quei momenti di puro intrattenimento che hanno segnato la nostra infanzia e giovinezza. La trasmissione ha sempre avuto l’ambizione di avvicinare i popoli del continente europeo, un obiettivo simbolicamente ripreso dal Parlamento europeo quando, su proposta di Ettore Andenna, europarlamentare e storico conduttore del programma, emanò la direttiva “Televisione senza frontiere”. Un chiaro omaggio al titolo che ha fatto sognare generazioni. “Giochi Senza Frontiere” rimane un pilastro della nostra memoria collettiva. Un programma che non solo ha intrattenuto, ma ha anche unito l’Europa attraverso il gioco e il divertimento, lasciando un’eredità che ancora oggi riecheggia nei cuori di molti.